Si può leggere come un sanguinoso thriller la storia che racconta Fatima Bhutto nel suo libro dal titolo Canzoni di sangue (Songs of Blood and Sword, 2010). E’ un grande omaggio a suo padre ma è anche la tragica storia di tanti suoi parenti uccisi nel momento in cui occupando importanti posti alla guida della nazione volevano guidarla verso un futuro migliore.
E’ altamente indicativo quanto scritto sulla copertina:
“Mio nonno Zulfikar Ali Bhutto, giustiziato nel 1979”
“Mio zio Shahnawaz Bhutto ucciso nel 1985”
“Mio padre Mir Murtaza Bhutto assassinato nel 1996"
“Mia zia Benazir Bhutto assassinata nel 2007”
Indubbiamente il Pakistan è un paese dove la violenza, la corruzione, il malaffare sono normale moneta corrente e l’autrice ha vissuto tutto questo a partire dall’assassinio di suo padre avvenuto quando lei aveva solo quattordici anni. Un evento che le ha lasciato un segno indelebile e questo Canzoni di sangue è il risultato della voglia di raccontare quanto avvenuto a suo padre e ai suoi parenti.
E’ tragica la storia del Pakistan e ancor più tragica la storia recente della famiglia Bhutto, come abbiamo scritto suo nonno venne ucciso da un generale golpista, lo zio fu avvelenato mentre era fuori dal paese in esilio. Suo padre fu ucciso in un agguato teso dalla stessa polizia di fronte a casa sua. Fatima al rumore degli spari si nascose in uno stanzino portando con se suo fratello più piccolo scoprendo poco dopo che quei colpi di pistola tanto vicini erano diretti verso suo padre. Molti anni dopo, ormai poetessa e giornalista Fatima è sicura, e lo ha detto pubblicamente, che suo padre fu ucciso per mano di sua zia Benazir Bhutto che a quel tempo era primo ministro. Anche Benazir nel 2007 fu assassinata.
Fatima Bhutto è poetessa e scrittrice. Pakistana di origine afghana, ha studiato alla Columbia University e alla Scuola di Studi Orientali e Africani all'Università di Londra. Suoi scritti sono apparsi tra l'altro su «Daily Beast», «New Statesman» e «The Guardian». Ammirata per la sua integrità e per il coraggio, Fatima Bhutto è apprezzata per la sua attività di giornalista e scrittrice.
Quando suo padre Murtaza venne ucciso, Fatima Bhutto aveva solo quattordici anni. Si trovava a pochi passi dal luogo dell'attentato. Quell'episodio, che ha segnato la sua vita, è anche una delle pagine più torbide della storia del suo paese, il Pakistan, il crocevia strategico della politica mondiale, stretto tra Iran, Afghanistan, Cina e India. Canzoni di sangue è in primo luogo un gesto d'amore, quello di una figlia per un padre che non ha potuto vederla crescere. Al tempo stesso, racconta il destino tragico di una grande e potente famiglia, che sembra uscire da un'epoca remota, e forse per questo ancora più affascinante. Perché ci ricorda le tragedie degli Atridi, gli intrighi dei Borgia o i drammi storici di Shakespeare.
Come racconta Fatima, suo nonno Zulfikar Ali, dopo aver guidato il paese, è stato torturato e giustiziato dal generale golpista Zia ul Haq. Suo zio Shahnawaz, suo padre Murtaza, sua zia Benazir assassinati.
Discendenti di una casata di guerrieri, i Bhutto possiedono enormi estensioni di terra nella regione del Sind. Dopo l'indipendenza, la famiglia è stata al centro della vita politica del Pakistan: un paese violento e corrotto, segnato da complotti e faide sanguinose, omicidi e attentati.
Fatima Bhutto ha vissuto tutto questo: un potere assoluto, arcaico, quasi feudale nella regione d'origine; le torbide lotte politiche in uno stato instabile; i sanguinosi conflitti interni e le minacce dall'estero. Il jet set internazionale delle élite politiche e finanziarie.
Fatima Bhutto ce lo racconta con lo sguardo curioso e appassionato di una donna di grande sensibilità e forti slanci ideali. Per trasformare un gesto d'amore in un atto di giustizia e di verità.
Canzoni di sangue di Fatima Bhutto (Songs of Blood and Sword, 2010)
Traduzione Stefania Cherchi
Garzanti, collana Saggi, pagg. 504, euro 19,80
ISBN 978-88-11-74118-3
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