Con Pellegrino Artusi…
Odore di chiuso di Marco Malvaldi, Sellerio 2011.
Fine dell’800, castello di Roccapendente nella maremma toscana, tutti ad attendere l’arrivo di Pellegrino Artusi, famoso per un suo libro di cucina, e del fotografo Ciceri. Più precisamente il barone Tommaso Bonaiuti, i due figli Gaddo, dilettante poeta, e Lapo sempre dietro alle gonne, la figlia Cecilia con “due occhioni scuri marezzati di verde”, la vecchia baronessa Speranza sulla sedia a rotelle, la dama di compagnia Barbarici, due cugine zitelle e il maggiordomo Teodoro. In seguito verrà fuori la bella e sculettante Agatina che avrà una parte importante nel racconto.
L’Artusi arriva con due gatti, un cappello a cilindro, una finanziera e un bel paio di baffoni e pure “un bel sorriso di quelli tondi e ben disposti”, subito visto da Lapo come un “giuggiolone”, un “finocchio”, uno strozzino e uno scroccone (non c’è male).
Per non farla lunga dirò che trattasi del classico assassinio della cantina chiusa dall’interno (evidente variante della camera chiusa), nella quale viene ritrovato il cadavere di Teodoro avvelenato da un bicchiere di Porto mischiato con la belladonna (si sa che fa male) che doveva essere bevuto dal barone. Attorno alle vicende dell’indagine, complicata da un attentato al barone stesso e seguita dal delegato di pubblica sicurezza Artistico, si muove leggera e pungente l’ironia tipicamente toscana dell’autore: ora sulla tronfia rozzezza del mondo baronale, ora sulla misera condizione della donna, ora sull’unità d’Italia (tema quanto mai attuale), ora sui vari personaggi (preso di mira anche il Carducci mentre piscia) e perfino sugli animali (un cane e due gatti).
Al centro l’Artusi con la sua “capacità di leggere il volto e il comportamento dell’umano” affinata come commerciante di seta in mezza Toscana ed il suo diario arguto, scritto in stile ottocentesco, dal quale vengono fuori i suoi pensieri e qualche particolare in più sulla storia. Non manca l’aspetto culinario (i personaggi sono osservati spesso mentre mangiano) che ci porta a scoprire i segreti del famoso polpettone zingaro con relativa ricetta finale.
“Eliminate l’impossibile. Quello che resta, per quanto improbabile, dev’essere per forza la verità”, suggerisce Pellegrino Artusi al delegato di pubblica sicurezza Artistico quasi in fondo al volume, riferendo il noto pensiero dell’Olmesse (Holmes). E il delegato gli dà retta.
Un libro leggero e piacevole che fa pure riflettere.
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