Potrebbe non avere tutti i torti chi sostiene che di conversazioni sulle nuove frontiere del thriller, noir post-moderno o contaminazione dei generi letterari, se ne senta il bisogno quanto di un buco in fronte. E allora che senso ha, in questo panorama, il lancio di Borderfiction? Il senso che, anche se spesso di troppe parole si muore, esiste pur sempre l'aspirazione a dire qualcosa di nuovo. Il senso che, nel fare riferimento alla frontiera, prendiamo semplicemente coscienza che la frontiera è ormai la nostra realtà quotidiana. Il senso che è sempre più percettibile il peso di un'era in cui tutto sta diventando terra di nessuno, un limes dove razze, clan e culture si confondono, i limiti sbiadiscono in un crepuscolo informe dove non c'è più posto per vecchio e nuovo o bene e male e la tensione si fa palpabile.
E poiché le storie sono lo specchio delle nostre vite, tale rimescolamento è già tracimato nella narrativa, dove ormai gli steccati sono stati abbattuti e la contaminazione è la regola. Per alcuni anni si è detto che il noir è l'unico genere in grado di raccontare la società moderna. Può darsi, ma se l'affermazione puzzava già di vecchio allora, oggi si è andati ben oltre e la scomparsa dei generi letterari non è che il riflesso di un mondo che può contare su una sola certezza: quella dell'ineluttabilità del cambio che ci sta travolgendo, dello sgomento, ma anche della curiosità, verso i nuovi scenari che cominciano a delinearsi, assumendo nelle interpretazioni più pessimiste contorni angoscianti, come, per esempio, quelli della Strada tratteggiata da Cormac McCarthy.
Borderfiction è innanzitutto uno spazio a disposizione di chi, con le parole e le immagini, vuole raccontare le ombre proiettate da questo cambio, da questa nuova frontiera, con le sue zone oscure, le sue sinistre tensioni, le sue sfide. Ma Borderfiction è anche eventi, presentazioni di libri, denuncia di crimini ambientali e molto altro. Stay tuned for more!
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