A seguito di una mia domanda destinata a un sondaggio più ampio (sorto da un'idea mia e di Laura Costantini), Maria Teresa Valle mi ha mandato una risposta così interessante e precisa - ma troppo lunga per il nostro sondaggio! - che ho pensato fosse un peccato tagliarla. La domanda chiedeva come mai si riscontra in libreria una maggior presenza di autori maschi piuttosto che femmine. Ecco cosa ha risposto la nostra scrittrice...
Ho svolto una piccola indagine sul catalogo della mia casa editrice, limitatamente alla collana “Tascabili noir”, per intenderci quella in cui sono pubblicati i miei libri (tanto per parlare di cose che conosco) e per l'anno 2009.
I risultati sono i seguenti:
Scrittori uomini pubblicati con 1 o più opere 79%
Scrittori donne pubblicati con 1 o più opere 21%
Nei volumi della collana “Liguria in giallo”, quelli in edizione economica con tiratura maggiore (per intenderci quelli che vengono venduti con il quotidiano)
Scrittori uomini 71%
Scrittori donne 29%
Da quello che riporti rispetto ai dati dei frequentatori delle scuole di scrittura si evince che sono parecchio più numerose le donne rispetto agli uomini. Dunque pare che molte siano le aspiranti scrittrici, ma che in effetti poi poche vedano le proprie opere pubblicate. Quanto meno rispetto agli uomini.
Per poter tirare delle conclusioni corrette secondo me manca un dato intermedio. Cioè manca la percentuale di manoscritti che vengono inviati agli editori rispettivamente dai maschi e dalle femmine.
Solo così ci faremo un'idea che si avvicina alla realtà.
Con i dati che abbiamo si possono fare solo delle ipotesi.
1. Molte donne dopo aver frequentato una scuola di scrittura rinunciano all'idea di scrivere.
2. Uomini e donne mandano i manoscritti agli editori in misura più o meno uguale, ma le donne vengono penalizzate rispetto agli uomini.
3. Uomini e donne mandano i manoscritti agli editori in misura più o meno uguale, ma gli uomini sono più bravi.
4. Gli editori sono in buona parte uomini e inconsciamente scelgono una “scrittura maschile” rispetto a una “femminile”.
Rileggendo quello che ho scritto mi rendo conto che anche conoscendo il “dato intermedio” sussisterebbero ugualmente dei dubbi sul suo significato.
Mi spiego:
Supponiamo che arrivi sul tavolo dell'editore un numero di manoscritti uguale tra M. e F.
Perché vengono scartati di più quelli delle donne?
1. Sono meno brave
2. Vengono penalizzate ingiustamente.
Supponiamo che arrivino all'editore più manoscritti di M. che di F. Perché?
1. Le donne sono più modeste, credono meno in sé stesse, finiscono per rinunciare a scrivere.
2. Le donne hanno meno tempo, sono meno libere di muoversi. Hanno più difficoltà oggettive e alla fine rinunciano a scrivere.(Io sono riuscita a farlo solo dopo che ho raggiunto il pensionamento).
Mi sono tolta la soddisfazione di fare una telefonata al mio editore (Marco Frilli). Alla mia domanda se arrivino sul suo tavolo più manoscritti di uomini o di donne mi ha risposto senza alcuna incertezza: ”Di uomini”. Ha poi aggiunto che però le donne secondo lui sono più brave e più costanti. Sarà!
Posso ancora aggiungere che nella mia esperienza personale non ho ravvisato pregiudizi da parte dell'editore nei miei confronti in quanto donna.
Avverto invece l'oggettiva difficoltà di potermi dedicare come e quanto vorrei alla scrittura perché mille impegni familiari mi sottraggono tempo ed energia. Credo che sempre e comunque l'uomo riesca a scrollarsi di dosso molti impicci e responsabilità che in una famiglia gravano sulle spalle delle donne. Non è un piagnisteo, ma un dato di fatto. E penso sia lo stesso motivo per cui è più difficile per noi dedicarci a lavori impegnativi, a carriere che richiedono di trascorrere molto tempo fuori casa. Abbiamo ancora difficoltà e siamo assalite da terribili sensi di colpa a trascurare la famiglia, cosa che sembra invece normale se lo fa un uomo. Queste sono le motivazioni che frenano le donne dall'interno, diciamo così.
Per molti lavori in cui la presenza maschile è preponderante e da un taglio “maschile” all'ambiente, vedi la politica, gli ostacoli vengono dall'esterno. Né aiuta l'introduzione nell'ambiente di ex-amanti del premier che hanno fatto carriera politica per meriti di letto.
Le mie considerazioni finiscono qui. Immagino che si possano aggiungere molte altre osservazioni.
Ho cercato di evitare il luogo comune che vuole che le donne per essere apprezzate come gli uomini debbano fare una cosa il doppio meglio di loro (anche se è vero) e tentato di analizzare razionalmente la questione.
L'autrice: Maria Teresa Valle è nata a Varazze (SV), ha lavorato per 35 anni come biologa all’ospedale San Martino di Genova ed è una scrittrice da sempre appassionata di gialli. Attualmente in pensione, divide il suo tempo tra la famiglia (marito, due figli e due nipoti), la casa in campagna, l’orto, il bosco, la lettura e la scrittura. Per Fratelli Frilli Editori ha pubblicato nella collana Tascabili Noir La morte torna a settembre, (2008), prima indagine di Maria Viani, e Le tracce del lupo (2009). É autrice anche di articoli a carattere scientifico e di racconti tra cui Vedove, finalista al concorso Nella città delle donne indetto dal Laboratorio Gutenberg e La parola fine che fa parte dell’antologia Crimini di piombo curata da Daniele Cambiaso e Angelo Marenzana per Laurum Editrice.
Il suo ultimo romanzo è Le trame della storia – Delitti al tempo di Andrea Doria, edito da Fratelli Frilli Editori (collana I Tascabili).
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