“Perché ti chiamano Charlie il Santo?” mi domandò Barbara sedendo sotto il portico. “Perché passo ore a pregare con gli altri frati. E tu come sopporti di lavorare per Constantin?” le risposi, ma intanto pensavo che non mi pareva vero che quella notte io avessi più successo di Fred e sentivo come una specie di esaltazione che mi avrebbe portato a conquistare il mondo, e forse fu solo quella la ragione per cui iniziai una storia con Barbara. “Non mi piace Fred” aggiunse lei e con quella frase scoccò la scintilla, perché avevo sempre creduto che tra noi due fosse lui il vincente.
Ora avrei ragione di sospettare che Fred odiasse Barbara e volesse incolparla del delitto, ma non avrebbe avuto un solo motivo contro Constantin. E se nel Consiglio d’Amministrazione tutti odiavano Constantin, nessuno avrebbe avuto ragione di odiare anche Barbara. La mia mente non sa più ordinare i pensieri in modo coerente, per la spossatezza, per questo caldo infernale, e il numero di volte che sono riandato a percorrere questo schifo di storia, ma non riesco a trovare un solo legame tra i due. Personalmente andrei a stringere la mano a chi ha tolto quello schifoso grassone dalla circolazione ma - dannazione! – perché andare a immischiare Barbara?
Non era un caso che si trovasse là, ce l’avevano chiamata apposta. “Ho ricevuto una telefonata – mi diceva spaventata, asciugandosi il sangue sul vestito bianco – Mi hanno detto che Constantin doveva parlarmi. Sono entrata e.... l’ho trovato così”. Il sigaro gli fumava ancora e sulla faccia gli era rimasta un’espressione ebete. Si sarebbe potuta dare una festa da ballo per quaranta persone in quella stanza che usava come ufficio e che adesso emanava un odore stantio, come di orchidee marcite. Doveva essere la cera con cui lustrava quei maledetti mobili fatti venire dall’ Europa. Morto così in mezzo ai suoi arazzi, ai suoi argenti e alle sue cineserie, imbrattando di sangue un tappeto che doveva essere costato mezzo milione di dollari. Accoppato alla vigilia del nuovo Consiglio, ma chi avesse in mente di nominare e chi di far fuori non ce l’avrebbe più detto. Con quel sorriso ancora stampato sulla faccia flaccida sembrava dirci che non avremmo potuto aggrapparci al movente più ovvio. Non una carta che indicasse qualcosa, niente, e se non ero capace di trovare in fretta l’assassino non mi restava che indicare una sola persona per salvare Barbara.
“Ascolta: tu va’ a casa in fretta, tu non sei mai stata qui e se ti chiedono qualunque cosa tu nega. Qualunque cosa, hai capito?, qualunque cosa succeda. E se hai una pistola tienila a portata di mano”. “Ho quella che mi ha lasciato mio padre” balbettò Barbara, ma forse non riusciva a capire bene la situazione, perché non mi chiese cosa avrei fatto e perché non venissi via con lei. Aprii le finestre per non sentire quel tanfo: pareva di essere già nella bara. Mi guardai intorno per cercare l’arma del delitto e scoprii che gli avevano tagliato la gola con uno degli aggeggi della sua collezione. Avevano sfilato a un bastone il manico di avorio e tirato fuori una lama da dieci centimetri. Sul manico c’era una figura elaborata, forse un guerriero, ma gli mancava la testa, forse era saltata via quando avevano ripulito l’impugnatura dalle impronte. Senza pensarci sopra gli piazzai su le mie. Bene, adesso avrei saputo rispondere a tutte le domande.
* * *
Ma non ho risposto a Wendy quando mi ha detto “Se Barbara ci tenesse a te sarebbe già qui a scagionarti di tutto, non ci sarebbe neppure bisogno di convocarla”. E mi faceva pena vederla lottare così, per una battaglia che io non combattevo. Avrei voluto dirle di andare a riposarsi un po’, per togliersi di dosso quell’aria stanca e sfinita che prima non le avevo visto mai. Potrei fare l’elenco di tutte le cose che non ho detto e non ho fatto per lasciare passare questa notte senza fine. Ma preferisco ascoltare la musica che viene dalla strada e mi ricorda i vuoti pomeriggi di quando ero ragazzo. C’era un vecchio Luna Park e io andavo a nascondere la mia solitudine nel buio dei cinematografi. Li avevo imparati tutti a memoria quei vecchi film in bianco e nero: “Il postino suona sempre due volte”, “La fiamma del peccato”, “La signora di Shangai” e mi ero innamorato decine di volte di quelle donne bionde con una pistola nella borsetta e un inganno sulle labbra.
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