La rivoluzione delle api è l’ultimo libro di Serge Quadruppani, autore francese che vive tra Roma e Parigi, dove dirige la collana della casa editrice Metailié dedicata al noir italiano. Tra i suoi romanzi tradotti in Italia ricordiamo: L’assassina di Belleville, La breve estate dei colchici, La notte di Babbo Natale, uscito per i Gialli Mondadori, e, per Marsilio, In fondo agli occhi del gatto (2007), Y (2008) e Rue de la Cloche (2009). È traduttore in Francia di Camilleri, Fois, Evangelisti, Carlotto e Wu Ming, e collabora con diversi quotidiani e riviste, tra cui Il Secolo XIX, la Repubblica, il manifesto, L’Unità, Le Monde diplomatique e il settimanale satirico Siné Hebdo, nonché la seguitissima e-zine Carmilla.
Uscito in Italia, per la collana VerdeNero Romanzi di Edizioni Ambiente, impreziosito dalla copertina di Gipi, La rivoluzione delle api è ambientato nel Piemonte della val Pellice e del pinerolese, e i luoghi montani, coi loro bellissimi scorci, si intrufolano nella storia con garbo grazie a leste descrizioni dalle punte poetiche.
Le api sono collegate agli omicidi e innescano un giallo in cui si intrecciano multinazionali dell’agro-alimentare, speculazioni anti-ecologiche, Comitati di difesa, pesticidi forse responsabili della moria degli insetti, una liaison negli alpeggi e misteriosi esperimenti condotti in laboratorio.
Il commissario Simona Tavianello, in vacanza, si trova fin da subito invischiata nel primo omicidio, poi sceglie di aiutare nelle indagini, e lo fa con l’aiuto del marito Marco, anche lui commissario ma da poco in pensione. Interessante coppia rodata, accomunata dalle stesse passioni e dallo stesso curriculum, che si punzecchia ancora deliziosamente perché rosa a volte da qualche punta di gelosia. Forse perché ormai sono diventata allergica e mi metto a sbadigliare appena leggo delle dilaganti protagoniste stragnocche, giovanissime alte magre con la quarta di seno, ho gradito molto il personaggio della Tavianello, signora avvenente ma realistica: capelli d’avorio, una certa età portata con eleganza, meraviglioso sorriso e quel fascino acuto che solo le donne intelligenti possiedono. Anche il marito è riuscito, come del resto tutti i personaggi della composita galleria del romanzo, dal giornalista pel di carota, in apparenza timido, appassionato di criminologia, al maresciallo Calabonda, fino al delicato omaggio che lo scrittore fa a un amico, evocato nel cognome e nella figura, l’altissimo e magrissimo Daniele Evangelisti. Attorno a loro e ad altri si muoverà una ricca fauna composta da militanti ecologisti, estremisti della moderazione e industriali.
Le api intanto spariscono e le ipotesi dilagano, ma prima le laboriose api sono raccontate proprio nella loro feconda attività: «Dei suoi antenati sloveni aveva mantenuto le forme paffute, il carattere dolce, il ciuffo dorato e una lingua lunga, adatta a leccare, succhiare, aspirare instancabilmente, ma gli ominidi maschi a questo punto devono interrompere le loro fantasie ripugnanti, perché essa era anche munita di due antenne curve che presentavano dodici articoletti pelosi, e soprattutto di un pungiglione particolarmente velenoso. Il suo gozzo era tanto carico di nettare da esplodere, ed era ora di rientrare».
Verrebbe da dire che il libro scorre dolce come il miele se non fosse che lo scrittore sceglie di lasciare il lettore con la sua zavorra amara di consapevolezza, destinata a restare in sospensione. Perché così va il mondo. Il romanzo si regge su una scrittura limpida ma intensa, e, sintetizzando, mi sento di riportare le parole di Wu Ming 1 quando dice che Quadruppani è “autore che sorprende, scuote, commuove con romanzi perfetti, li divori e li richiudi stordito, lasciano macchie sul cuore”.
Infine, una conclusione da nostalgica: bello che nel titolo ci sia la parola “rivoluzione”.
Marilù Oliva
Si sente la mano dell’esperto di antiterrorismo e di servizi segreti nell’ultimo romanzo di Quadruppani, uscito a fine gennaio per le edizioni Verdenero. L’inizio è quello di un poliziesco tradizionale, con il morto trovato all’interno di un negozio di miele da turisti di passaggio. Subito c’è una complicazione: non si tratta di turisti qualsiasi ma di un commissario specializzato nella lotta al terrorismo e del marito, un questore in pensione. Il cadavere appartiene a un ingegnere che lavora in una misteriosa azienda che produce nanotecnologie.
E poi ci sono le api, che lasciano gli alveari e se ne vanno, non si sa dove.
Quadruppani sa incuriosire il lettore e al tempo stesso affronta, all’interno della forma del poliziesco, questioni serie: le problematiche che riguardano l’ambiente, il rapporto uomo-natura, lo strapotere della tecnologia e la sua probabile sostituzione alle leggi naturali.
La storia scorre veloce, fra forze dell’ordine e servizi segreti, fra giornalisti al servizio della notizia e quelli al servizio dei potenti, esperti di apicoltura e manifestanti. Teatro è un paese di montagna del Piemonte. C’è un prestito letterario: il dottor Pasquano, rabbioso medico legale nonché giocatore accanito nella saga di Montalbano è arrivato nel profondo nord.
Naturalmente il commissario, una signora non più giovane ma ancora piena di energie, riuscirà, grazie alla sua esperienza, a dipanare tutta la matassa grazie anche all’aiuto del direttore e di un giornalista di un quotidiano locale.
Nella quarta di copertina Wu Ming 1 scrive che Quadruppani è un “autore che sorprende, scuote, commuove con romanzi perfetti, li divori e li richiudi stordito, lasciano macchie sul cuore”.
Mi permetto di aggiungere che i romanzi di Quadruppani fanno riflettere, sono una finestra aperta sul mondo che ci circonda e li chiudi con una nuova consapevolezza civile ed etica.
Ti chiedi: “Posso fare qualcosa perché l’ambiente non peggiori?”
Susanna Daniele
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