Abbiamo visto nell’articolo precedente come si possa fare larghissimo uso di un libro in realtà inesistente: al posto di un titolo, però, si può usare lo stesso gioco pseudobiblico anche per un autore.
È il caso di Solomon Short, fantomatico scrittore citato a piene mani da David Gerrold per il suo “Il ritorno degli Chtorr” (The War Against the Chtorr vol. 2, 1985, Urania n. 1218) e per “Il giorno della vendetta” (A Rage of Revenge, 1987, uscito in due puntate su Urania nn. 1244 e 1245)
Ogni capitolo di questo secondo e terzo episodio del ciclo degli Chtorr inizia con una citazione “illuminante” da Solomon Short: 68 capitoli, 68 perle di saggezza in cui si fondono il senso comune e le leggi di Murphy.
Si va da «Non fidatevi di un nano alto. È un bugiardo» a «Proprio quando pensate che sia tutto finito, non lo è affatto»; da «Problemi nuovi richiedono nuove soluzioni che creano nuovi problemi» a «Io e Dio abbiamo da tempo raggiunto un accordo. Io non Gli chiedo di risolvere i miei problemi e Lui non mi chiede di risolvere i Suoi.»
Come si vede, non sono certo frasi da segnarsi nel proprio diario, ma Gerrold si è divertito ad inventarle, ad affibbiarle ad un autore il cui nome, Solomon, si rifà probabilmente a quel Salomone biblico che era di gran lunga più bravo nello scrivere. Il cognome Short è probabile si riferisca alla “brevità” dei suoi bon mots.
Da notare, infine, che nel primo capitolo della saga David Gerrold, “La guerra contro gli Chtorr” (The War against the Chtorr, 1983, Urania n. 1194), per spiegare al lettore cosa siano gli Chtorr, usa un estratto dal «Random House Dictionary della lingua inglese, edizione del ventunesimo secolo riveduta e corretta»: ai tempi della scrittura del romanzo (fine ventesimo
Va fatto notare che questo primo capitolo della saga è stato pubblicato originariamente senza le citazioni di Short (che sembra non fossero gradite all’editore della Timescape Books), mentre nel 1989 Gerrold le ha ripristinate nelle edizioni Bantam Books: in Italia però si è fatto evidentemente riferimento alla prima edizione per il primo libro (privo di citazioni) e alla successiva per gli altri titoli...
Sicuramente Gerrold non avrà avuto modo di leggere il racconto “Prolifer” della nostrana Serena Gicca (raccolto in Gamma n. 10, settembre 1966), la quale aveva già usato un nome salomonico a cui imputare uno pseudobiblion: il testo immaginario si intitola “Duplicazione”, e l’autore è Salomon Fremden. Il protagonista del racconto studia più e più volte il testo di Fremden alla ricerca della tecnica per duplicare... sì, duplicare: oggetti, persone... duplicare tutto. Una volta acquisita, ci sarà una vera e propria proliferazione... di guai!
All’epoca Asimov aveva amato infarcire i suoi libri del Ciclo della Fondazione con citazioni dall’Enciclopedia Galattica (sua creazione pseudobiblica di cui abbiamo già parlato in questa rubrica), e in occasione di questo seguito-remake di “Viaggio allucinante” decise di tornare alla pseudo-citazione.
«Chi è necessario deve imparare a resistere all’adulazione»: con questa citazione da Dezhnev senior si apre il primo capitolo del romanzo... senza alcuna spiegazione di chi sia questo autore né da dove provenga la citazione. «Se chiedere educatamente è inutile, prendi», «Una pedina è il pezzo più importante sulla scacchiera... per una pedina»: si susseguono i capitoli e si susseguono le citazioni, mentre il lettore comincia a chiedersi perché Asimov abbia scelto di attingere all’archivio di motti faceti di questo fantomatico Dezhnev.
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