La Fanucci Editore pubblica un altro romanzo dello scrittore Robert Littell. Questo autore ha lavorato come giornalista sopratutto per il Newsweek durante il periodo della Guerra Fredda e queste sue esperienze lo hanno portato poi a scrivere prevalentemente storie di spionaggio che hanno come protagonista la Cia oppure ambientate in Unione Sovietica. Il romanzo che troviamo in questi giorni in libreria si intitola I figli di Abramo (Vicious Circle, 2006).
In precedenza sono stati pubblicati L'oligarca (Fanucci, 2009) e L'epigramma a Stalin (Fanucci, 2010), altri suoi lavori tradotti nel nostro paese sono The Company, La Scuola del Vasaio e Il Rivoluzionario.
Con il presente romanzo l'autore passa a descrivere con la sua consueta abilità la situazione esplosiva dei rapporti tra Israele e i paesi arabi, ormai eterni nemici, descrive anche lo scontro tra le due forti religioni monoteistiche e anche i nomi dei due protagonisti riflettono questo, infatti il rabbino Isaac Apfulbaum viene rapito da Isma'l al-Shaath, un fondamentalista islamico.
Il rapimento e la conseguente richiesta di lasciarlo libro solo dietro la liberazione di un centinaio di prigionieri palestinesi, crea una fortissima tensione nel paese e nei vari paesi alleati a Israele che per gestire questa crisi richiama in servizio Elihu, il leggendario capo del Mossad.
Ovviamente se le richieste dei terroristi non verranno soddisfatte, tutti sanno quale sarà la fine del rabbino.
Molto interessante è la descrizione del rapporto che si viene a creare tra il fervente rabbino Isaac Apfulbaum e il fondamentalista islamico Isma'l al-Shaath, due agguerriti partigiani delle loro religioni che trovano tanti spunti in comune che addirittura potrebbero portare a una riconciliazione.
Un thriller brillante e assolutamente attuale.
Robert Littell, nato a Brooklyn nel 1935, vive attualmente in Francia. Laureato alla Alfred University, si è poi arruolato in marina e ha lavorato come giornalista, soprattutto per il Newsweek, negli anni della Guerra Fredda. Fanucci Editore ha pubblicato nel 2009 L'Oligarca, vincitore nel 2005 del Los Angeles Times Book Prize nella categoria Mystery/Thriller, e nel 2010 L'epigramma a Stalin, che ha ottenuto importanti riconoscimenti dalla critica, ed è stato nominato miglior libro dell'estate 2010 dal settimanale Sette del Corriere della Sera.
Un brano:
L'immagine sullo schermo, granulosa e lievemente sfuocata, mostrava il rabbino Apfulbaum con i polsi ammanettati davanti a sé, seduto su una pesante sedia di legno di fronte a una finestra murata. Sembrava pallido come un fantasma, ma quelli che l'avevano visto di persona o nei talk show televisivi sapevano che era sempre pallido come un fantasma. Stranamente, non sembrava spaventato; sulle sue labbra sottili aleggiava quello che avrebbe potuto essere scambiato per un debole sorriso di soddisfazione, come se quanto gli era successo dimostrasse che aveva sempre avuto ragione. Le maniche sinistre della camicia e della giacca erano tagliate fino al gomito; la stoffa quasi staccata gli penzolò intorno al polso quando mosse la mano per scacciare una mosca. Gli occhi del rabbino, perennemente strizzati, fissavano la telecamera e gli uomini che esaminavano l'immagine sullo schermo televisivo. Sullo schermo, la telecamera, superando un terrorista, fece una panoramica del segretario del rabbino, Efrayim, seduto rigidamente su un'altra sedia di legno. Anche lui aveva i polsi ammanettati, gli occhi serrati, le labbra e il pomo d'Adamo costantemente in movimento. La telecamera tornò a inquadrare il terrorista, in piedi dietro le due sedie, davanti a una bandiera palestinese appesa alla parete.
Isaac Apfulbaum, un rabbino estremista, viene rapito dal dottor Isma'l al-Shaath, un terrorista fondamentalista. Ciò scatena una grave crisi, perfino in quel Paese tormentato dai drammi. Le richieste che ne scaturiscono seguono uno schema assai familiare. Si pretende che il governo israeliano rilasci un centinaio di prigionieri palestinesi. In caso contrario, il rabbino verrà giustiziato. Naturalmente i tempi sono serrati. Elihu, il leggendario capo del Mossad, viene richiamato dalla pensione perché ci sono troppe questioni in gioco. Un piano di pace avallato dagli Stati Uniti sembra poter avere concrete possibilità di successo. La firma del piano, accettato da entrambe le parti in causa, è fissata a Washington, in capo a nove giorni. Ma tutti gli esperti delle questioni mediorientali degni di questo nome sanno che, se il rabbino rapito verrà assassinato, le trattative verranno sospese. Nel frattempo, un legame inaspettato potrebbe segnare una nuova tappa in un conflitto che dura ormai da troppo tempo.
I figli di Abramo di Robert Littell (Vicious Circle, 2006)
Traduzione Sara Brambilla
Fanucci Editore, collana Vintage, pagg. 343, euro 18,00
ISBN 978-88-347-1678-6
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