Fame è un volumetto pubblicato da un editore piccolo, agguerrito e coraggioso come Il Foglio (da non confondersi con l'omonimo quotidiano). Si tratta di una casa editrice che da diversi anni promuove scrittori esordienti – ma non solo – e generi decisamente anticommerciali come l'horror: da questo punto di vista hanno proprio ragione i redattori del "cugino" HorrorMagazine, che reclamano a gran voce maggiori spazi per il loro genere preferito.
Fame contiene tre racconti di altrettanti autori, accomunati da un tema che sta a metà tra l'orrore e il thriller, ossia il cannibalismo: tre storie, dunque, che mettono i protagonisti delle tre storie di fronte a uno dei tabù più antichi, quello che vieta di cibarsi dei propri simili.
I tre racconti sono ben assortiti per stile, ambientazione e sviluppo della vicenda. Il canto del cannibale di Luigi Boccia ricorda da vicino le atmosfere di una pellicola come The Blair Witch Project o certe suggestioni da gotico rurale di Eraldo Baldini, e vede un'amicizia molto difficile trasformarsi in tragedia: le leggende che parlano di qualcosa (qualcuno?) che abita nel fitto dei boschi potrebbero contenere un fondo di verità...
Il sapore della carne di Gordiano Lupi sfrutta un'ambientazione assai originale, quella di Cuba: un luogo caro a questo autore, che vi ha già ambientato altre opere e dimostra di conoscere molto bene ciò di cui sta parlando. Sarebbe un peccato dire di più su questo racconto, che probabilmente è anche il più riuscito dei tre; basti dire che le disgrazie del protagonista prenderanno il via durante la guerra d'Angola e che nel deserto non è che abbondino i supermercati ... Il terzo e ultimo racconto è Striges di Nicola Lombardi: come si intuisce dal titolo parla di streghe e di infanzia rubata, con la voce affranta di un adulto che si è visto negare all'improvviso la serenità dei bambini.
Curiosamente, proprio l'elemento della fanciullezza ricorre in tutti e tre i racconti, come se l'unico modo per affrontare un tabù così forte come il cannibalismo fosse quello di contrapporgli l'innocenza dello sguardo di un bambino (anche se poi, a dire la verità, i bambini e i ragazzi presenti in questi racconti non fanno una bella fine...). Punto positivo per tutti e tre gli autori è il loro affrontare il cannibalismo da un punto di visto molto spesso accennato, allusivo, senza mai cadere nello splatter fine a se stesso.
Il libro è impreziosito infine da una prefazione di Eraldo Baldini, che inquadra appropriatamente il tema e introduce il lettore a questa trilogia.
In conclusione Fame è un piccolo volume che offre una buona selezione di orrore italiano di qualità: ottimo per scoprire che non serve essere nati nel Maine per far scorrere brividi lungo la schiena!
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