Con Koko e Yum Yum…
Il gatto che conosceva gli astri di Lilian Jackson Braun, Mondadori 2010.
Ci risiamo coi gatti. Con gatti particolari come Koko e Yum Yum, il primo che riesce a intuire "il chi, il come, il perché, e il luogo dove era avvenuto il crimine, e cercava di comunicare i propri sospetti", il secondo, pardon la seconda, "intelligente, ricca di inventiva, furba", che nasconde le prove sotto il divano e sotto il tappeto. Loro proprietario James Macintosh Qwilleram, oltre i cinquanta anni, di bell'aspetto, alto un metro e ottantacinque, con un bel paio di baffi rivolti all'ingiù, praticamente "l'uomo più ricco delle contrade nordorientali situate al centro degli Stati Uniti", giornalista a Pickax (tremila abitanti) per il "Something", nella contea di Moose "seicento chilometri a nord di ogni dove". Collezionista di classici, amante delle imbarcazioni a vela, tiene una specie di diario sul quale appunta i momenti degni di nota, affabile, spiritoso, di gran cuore e generosità. Quando si trova di fronte a circostanze sospette avverte una strana vibrazione al labbro superiore. Orgoglioso della sua bicicletta Silverlight che cura come un figlio (la domenica non la usa mai perché il peso del giornale potrebbe danneggiare i raggi), e orgoglioso dei suoi baffi, parte integrante della personalità (li picchietta, ci sbuffa, li liscia…). Sua amica del cuore Polly Duncan, direttrice della biblioteca pubblica, dotata di "intelligenza, una voce dolce, una risata musicale, e interessi che armonizzavano con i suoi" (però non la sposa).
Nel primo racconto, Il gatto che cantava agli uccelli, abbiamo la strana morte di una vecchietta in un incendio che si scoprirà essere doloso. Di mezzo la speculazione edilizia. Nel secondo, Il gatto che guardava le stelle, tutto ruota intorno alla scomparsa di due persone e alla possibile evenienza che ci siano di mezzo addirittura gli alieni. In entrambi i casi Koko riesce a dare una mano alla risoluzione, spostando libri o cartoline.
La storia gialla c'entra e non c'entra. C'è, ma può benissimo anche non esserci perché al centro dell'attenzione si staglia Qwilleram con i suoi gatti (a cui legge pure delle storie), la vita del paese, i suoi ristoranti, le taverne e le boutique, i pettegolezzi, le manifestazioni sportive e culturali, il tradizionale che si scontra con il progresso. Prosa leggera venata di un allegro umorismo, il classico libro scorrevole senza impegno.
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