L’ultima parte dei “Falsi Vangeli” è dedicata a chi meno di tutti potrebbe averne scritto uno: Gesù Cristo. Così come Socrate, egli è rinomato per non aver lasciato nulla di scritto, e tutto ciò che sappiamo di lui e del suo pensiero lo conosciamo da testimonianze indirette.
«Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra»: questa frase del Vangelo secondo Giovanni (8,6 e ripetuta in 8,8) testimonia l’unico momento in cui il Messia si sia messo a scrivere... ma a scrivere che cosa? Il buon Giovanni non se ne interessa, ed anzi il verbo usato (γραφεν, grafen) vuol dire anche “disegnare” - così come ancora oggi la desinenza si può usare sia per “grafia” che per “grafica”. Gesù quindi per terra ha scritto o disegnato? E che cosa? Strano che uno dei tanti autori di thriller religiosi non ne abbia approfittato per sfornare un best seller!
Per fortuna ci pensa la fantasia di alcuni autori a donare a Gesù un’eredità letteraria.
Autori come Daniel Easterman - pseudonimo dietro il quale si cela il professore universitario irlandese Denis McEoin - autore di best seller di fama mondiale che nel 1994 pubblica “Il segreto del Messia” (The Judas Testament).
Nell’Europa del 1979 Jack Gould è un giovane universitario dublinese che è in viaggio di studio: sta raccogliendo materiale per la sua tesi “Profezie della Stella e dello Scettro nel Documento di Damasco, il Papiro della Guerra del Qumran, e i Florilegi”. Questo lo porta a consultare le più complete collezioni di manoscritti esistenti, comprese le copie dei celebri Rotoli di Qumran, da Parigi a Mosca: ed è proprio in questa città che, nella Biblioteca Lenin, trova esemplari ricchi di storia.
«Durante la guerra molte organizzazioni si misero in competizione per la costruzione di biblioteche e musei antiebraici - racconta Iozif, un altro personaggio, a Jack. - Naturalmente, lo scopo di questa cosiddetta ricerca non era affatto accademico [...]. Quelli volevano trovare prove che sostenessero le loro teorie razziali.» Il risultato di questa raccolta fu un’enorme biblioteca di Storia Ebraica: «è strano che anche dopo aver sterminato la maggior parte degli ebrei d’Europa, furono proprio i nazisti a portare in salvo questa nostra eredità.»
In mezzo a testi canonici, come Torah, Talmud ed altro, ci sono testi molto importanti e rari, conservati paradossalmente proprio perché si ignorava il loro effettivo valore. «Qui si trovano testi che nessuno studioso ha mai avuto l’opportunità di vedere. [...] Ci sono copie di testi simili a quelli trovati nei Rotoli di Qumran e altri, pressoché dello stesso periodo, di cui nessuno sa nulla.»
Fra questi testi così preziosi, non poteva mancare uno pseudobiblion: l’autore cede alla tentazione di inserire un immaginario manoscritto ad una raccolta già abbastanza misteriosa. «Era una pergamena scritta in aramaico, risaliva probabilmente al primo secolo, pensò. L’inchiostro nero era macchiato e in alcuni punti sbavato, tuttavia leggibile».
«Né lo scrosciare delle acque, né il bruciare delle fiamme ardenti impediranno la mia Alleanza con Te, o Signore, né i Figli della Luce mi troveranno senza fede»: questo l’inizio di un testo scritto dalla comunità degli Esseni, indirizzato nientemeno che a Caifa, sommo sacerdote tra il 18 e il 36 d.C. I papiri di Qumran non contengono né date né nomi e quindi è spesso molto difficile datarli: questo manoscritto, pur avendo tutte le qualità di quegli scritti, è ricco di informazioni tanto che si scopre che il mittente è Moreh ha-Zedek, leader esseno alla cui nascita Caifa stesso suggerì di chiamarlo Yashu... nome oggi noto come Gesù!
«Questa è la storia della sua vita - dice Iosif ad un allibito Jack. - Scritta da lui stesso. L’ho letta e non ho dubbi. Amico mio, hai tra le mani il primo Vangelo. Il vero Vangelo. L’unica vera storia di Cristo. Scritta di suo pugno.»
È comprensibile che Jack stenti a credere di star leggendo, in pratica, il Vangelo di Gesù, con tanto di autobiografia. «È nato in Galilea, a Cafarnao - prosegue Iosif, - figlio di un rabbino. La sua famiglia ha un legame di parentela con i più importanti sacerdoti di Gerusalemme. Questo lo hai letto. Lui stesso è destinato a diventare un rabbino, tuttavia sceglie di unirsi alla Setta della Nuova Alleanza. Col tempo ne diventa il capo, insieme al fratello Giacomo.» Il tutto è scritto all’attenzione di Caifa, il rappresentante del gruppo che detiene il potere a Gerusalemme, e le intenzioni sono chiare: «Se i sacerdoti e gli esseni uniranno le proprie forze, nemmeno i romani saranno in grado di sconfiggerli.»
Un testo del genere non può che portare guai. Non vi si trova il Gesù consueto bensì un leader furioso e pronto a venire alle armi per difendere il Tempio profanato. «Ma quali capelli biondi, Jack, e quali occhi azzurri! Si troverebbero davanti un temibile fanatico ebreo, di quelli che popolano i loro peggiori incubi. Lo crocifiggerebbero di nuovo!»
Nel corso del storia del romanzo molte persone moriranno nel tentativo di salvare il testo dalla distruzione: «Che razza di fede è quella che si rifiuta di raccogliere la sfida della verità?» si chiede Jack, fermamente intenzionato a pubblicare il testo scritto da Gesù in persona, mentre criminali ed associazioni poco pulite smuovono mari e monti per mettere le mani su un manoscritto che cambia radicalmente l’immagine che consueta del Salvatore.
Di tutt’altra pasta è lo pseudobiblion immaginato dallo statunitense Eric Van Lustbader, celebre autore di saghe d’azione dal sapore orientale (come quella del Guerriero del Tramonto, del Ninja o di China Maroc): nel 2006 anche lui si unisce agli autori dei “Falsi Vangeli” con il romanzo “Il testamento di Gesù” (The Testament).
Braverman Shaw, che tutti chiamano solamente Bravo, si vede portar via il padre prima che questi possa svelare il segreto della sua reale attività. Come ogni personaggio letterario che si ritrovi in questa situazione, Bravo inizia un viaggio alla scoperta della vita segreta del padre, che lo porterà ad entrare nel “Voire Dei”, la classica setta segreta che si può trovare in moltissimi thriller similari. Dopo roboanti inseguimenti e scene d’azione in giro per l’Europa, alla ricerca di chiavi ed indizi, finalmente Bravo scoprirà cosa cela il Voire Dei: «Il segreto che l’Ordine ha custodito per secoli, il segreto che Roma ha voluto più di ogni altra cosa, è questo: noi possediamo un frammento del Testamento [...]: il Testamento di Gesù Cristo.»
Questo fenomenale documento confermerebbe alcuni elementi che la Cristianità considera apocrifi e che si trovano nel Vangelo Segreto di Marco, ritrovato nel 1958 nella biblioteca del monastero di Mar Saba, vicino a Gerusalemme. «Il Vangelo Segreto è stato oggetto di derisione da parte di studiosi della Bibbia, in quanto descrive Gesù solo come operatore di miracoli, il che va contro la dottrina della Chiesa. Narra poi in dettaglio come Gesù abbia resuscitato non soltanto Lazzaro, episodio narrato nell’undicesimo capitolo, ma anche altre persone.» Data la pericolosità di quanto narrato da questo Vangelo Segreto di Marco, la Chiesa se ne è sbarazzata e lo stesso vuole fare con il Testamento di Gesù, anche se non ce ne sarebbe bisogno: le regole del Voire Dei impediscono ai propri membri di rivelarne il contenuto a chiunque non appartenga all’Ordine.
Comunque questa setta possiede anche la Quintessenza, il mitico quinto elemento... «Nel suo Testamento, Gesù la descrive come qualcosa di simile all’olio, ma questa definizione non si avvicina al concetto che noi abbiamo dell’olio. [...] Ciò che rende il frammento del Testamento di Gesù tanto esplosivo, tanto potenzialmente pericoloso per la Chiesa, è che Gesù scrive che solo per mezzo della Quintessenza ha fatto resuscitare Lazzaro e gli altri.» Nessun potere divino, quindi, nessuna fede né miracolo: usando una specie di prodotto dalle misteriose proprietà un Gesù più umano che mai avrebbe potuto compiere azioni divine.
Ovviamente la Chiesa non permetterà mai che queste informazioni trapelino. «Ecco perché nel corso dei secoli sono stati assassinati re, distrutti regimi, sacrificate migliaia di vite umane e versato così tanto sangue.» Tutto per far tacere di questo Testamento di Gesù... In realtà, come viene specificato nella trama, più che il testo compromettente quello che interessa la Chiesa è la Quintessenza, e non certo per guarire gli invalidi: semplicemente per potere personale.
“Il Testamento di Gesù” è un thriller che poggia su basi molto pencolanti e che veramente poco si interessa dell’invenzione stuzzicante che gli dà il titolo: quando Bravo dopo tanta fatica può mettere le mani sul documento in questione, «non c’era tempo per leggerlo»! Al di là della narrazione incalzante, non c’è altro che idee forse un po’ troppo abusate, come complotti che durano da secoli e portati avanti dalla Chiesa.
«Delicatamente Josh spiegò l’involto di lino, che rivelò un manoscritto.» Così presenta la sua scoperta lo scrittore statunitense Ronald Cutler ne “I custodi del manoscritto di Cristo” (The Secret Scroll, 2008). Protagonista è un archeologo americano in Palestina, Josh Cohan, che durante degli scavi mette le mani su qualcosa che - come sempre - sembra destinato a cambiare dal profondo la cristianità. Un manoscritto salvato incredibilmente dalle spirali del tempo ha un incipit che è tutto un programma: «Sono Yehoshua ben Yosef. Nelle prossime settimane si compirà il mio destino. Scrivo questo perché sappiate la verità su chi sono, ciò che predico e ciò in cui credo.»
Non ci sentiamo di giudicare il romanzo pienamente riuscito, o meglio è un classico thriller religioso con tutti gli elementi al posto giusto, ma privo di intuizioni o di ispirazione. La lettura è talmente scorrevole che poco o nulla rimane nel cuore del lettore!
«Ero bambino quando scoprii di essere diverso.» Attraverso il manoscritto, l’autore dà voce ad un Gesù molto differente da quelle che esce dagli altri Vangeli. Ci racconta dei suoi problemi e delle sue paure, dello sgomento di fronte ai prodigi che è in grado di fare e tutto il resto.
Parallelamente, c’è una setta che - in suo nome - si attribuisce il diritto di difendere la cristianità anche con la violenza. Si chiamano Assassini di Cristo e la loro organizzazione è molto più simile ad un datato romanzo d’appendice ottocentesco che ad un thriller religioso del XXI secolo, con frasi come: «Il Maestro aspettava in paziente contemplazione nell’oscuro nascondiglio sotterraneo»...
Fra cattivoni poco credibili e disarmanti frasi come «Le diverse confessioni [religiose] erano competitive quanto gli Yankees e i Red Sox», si dipana un romanzo che non ci sentiamo di consigliare, se non fosse per il gustoso testo attribuito al Cristo.
«E se contraddicesse i Vangeli del Nuovo Testamento?» è la domanda obbligatoria quando ci si pone davanti ad un’eventuale pubblicazione del testo ritrovato. «Non importerebbe - è la risposta illuminata. - La fede non viene dalla testa, viene dal cuore.» Da duemila anni indietro nel tempo lo conferma Gesù stesso: «Dove esiste Dio? Egli vive nel cuore e nella mente. Esiste una parte in ognuno di noi che risale agli inizi della creazione: è la scintilla divina. Aprite voi stessi e potrete sentirla.»
Questa rassegna si chiude in strettissima attualità con l’autore portoghese Luís Miguel Rocha, che torna a parlarci di un vangelo lasciatoci da Gesù nel thriller “La santa verità” (A Mentira Sagrada, 2010).
«Roma, Anno Quarto dell’era di Claudio, Ieshua ben Joseph, immigrato dalla Galilea, precedentemente giudicato e assolto da Ponzio Pilato...» Così inizia un atto notarile risalente al primo secolo ritrovato nel 1946 a Qumran: un documento che attesta senz’ombra di dubbio la presenza di Gesù (in carne ed ossa, è il caso di dire) a Roma ben oltre la data della sua crocefissione, addirittura “assolto”...
È facile comprendere come un documento del genere sia troppo scottante perché diventi di dominio pubblico: gli autori della scoperta lo spediscono di gran carriera al Vaticano e stringono un patto di silenzio sull’argomento.
Ma non c’è soltanto questo atto notarile ad infiammare la trama del romanzo di Rocha, bensì anche un testo scritto da Gesù di suo pugno che racconta la propria umana vicenda. «Io non sono il figlio di Dio, ma sono la strada per arrivare a Lui», è l’unica citazione che troviamo di questo testo, ma sappiamo che già nel Cinquecento Ignazio di Loyola vi mise le mani e che da allora è in atto un gioco di potere fra grandi potenze spirituali che la maggior parte dei fedeli neanche immagina.
Fra colpi di scena e ricostruzioni storico-religiose, il romanzo di Rocha lascia il Vangelo di Gesù molto in secondo piano, ma in realtà è la spinta principale (sia nel bene che nel male) dell’agire dei personaggi, e l’apice del thriller che si raggiungerà solo nel finale.
Come si diceva all’inizio, non sapremo mai se Gesù abbia scritto qualcosa, visto che non ci sono arrivate tracce di questo: per fortuna però abbiamo il grande gioco degli pseudobiblia, un divertissement letterario che ci permette di leggere anche il più impossibile dei libri, anche il più falso dei Vangeli.
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