C'è una lunga tradizione di romanzi di lingua inglese e di autori inglesi, che sono ambientati nella Venezia settecentesca... romanzi che a parte qualche caso, godono di fama e di vendite floride che qui in Italia, neppure ci si immagina, anche se appunto, riguardano ambientazioni profondamente italiane. In genere si pensa che solo gli scrittori italiani debbano scrivere storie ambientate in Italia, (così più di qualche volta sono stato "minacciato" da editori italiani che volevano darmi consigli) e che appunto, se uno è inglese, deve ambientare per forza una storia a casa sua e, viceversa, a Canicattì o a Stromboli o a Venezia. L'autrice, l'inglese Michelle Lovric, risponde a entrambi i criteri: è inglese purosangue, però abita a Venezia abbastanza a lungo da averci comprato casa e il suo romanzo The Remedy edito dalla londinese Virago Press, è il risultato di questo connubbio: siamo a Venezia e a Londra, nei turbolenti anni dal 1768 al 1786. "Catarina Vernier", bellissima quanto indisciplianata figlia di una delle più ricche e nobili famiglie veneziane, finisce in convento per eccesso di esuberanza e ci rimane come monaca addetta al coro. Dopo un figlio abortito con un mercante inglese mezzo contrabbandiere, mezzo pirata, l'accecamento di una suora in un tentativo di fuga che ci ha ricordato simpaticamente una Nikita d'epoca, viene messa a morte dalle suore in un modo orribile e finemente... veneziano: legata fuori dal convento con una bella secchiata d'acqua in una fredda notte invernale. Eccola, Catarina attende la morte in una notte finemente gotica e lunare, che l'autrice ci rende magistralemente come la descrizione successiva... entrano nel giardino del convento "dieci segnori della notte" a portarla chissà dove, su e giù per i ponti veneziani in un'allucinante quanto suggestiva passeggiata che assomiglia molto a un corteo funebre e forse questo pensa prima di svenire, la bellissima figlia nobile del libro d'oro, mezza assiderata e debolissima. Ma non è così. Si risveglia in una stanza illuminata da candele e alla presenza di uomini mascherati, viene promossa spia della Repubblica Serenissima. Inizia quindi un addestramento alle lingue straniere, alla bella conversazione, alla seduzione, ai vini, a cibi sopraffini e scioglilingua. Viene insomma addestrata ad armi finemente femminili, che sotto le spoglie d'attrice in giro per tutta l'Europa, le permetteranno di raccolgliere informazioni politiche, commerciali, economiche dalle menti più illustri dell'epoca. E' una spia sempre sorvegliata, però, con pochissima possibilità di agire liberamente e di scappare, è infatti controllata a vista da una guardia del corpo certo Mazziolini, che è un fior d'assassino. Malgrado questa ombra sgradevole, entra qui in gioco Valentine Greatrakes, ricchissimo "commerciante" inglese, nonché criminale gentiluomo legato al sottomondo di rimedi che oggi la medicina ufficiale disconosce e le leggi perseguitano, ma che a quel tempo non erano molto diversi da quelli usati negli ospedali, il quale irrompe nella vita di questa spia veneziana e manda all'aria i piani dei servizi segreti veneziani che finiscono per perdere la loro migliore agente di questo Settecento affascinante.
E' questa in breve, la trama di un romanzo narrato magistralmente dalla scrittrice inglese Michelle Lovric, che ci regala dei quadri d'insieme splendidi, ci sembra di essere lì con i protagonisti della storia, di respirare i broccati e i cristalli veneziani, i miasmi del bankside londinese ma anche la sua simpatia e amichevole tolleranza. I protagonisti di questa opera sono a tutto tondo, si occupano di commerci e di traffici che sembrano i progenitori delle corporation consumistiche d'oggi: una volta erano pozioni magiche e intrugli guarisci-tutto, oggi televendite, magherie e quello che vi viene in mente. Ma la storia non è tutta qui: la nostra protagonista principale, è degna di una dark lady delle migliori opere di Cornell Woolrich, una femme fatale ante-litteram... infatti alla fine del libro, avremo una rivelazione che qui non diciamo, perchè è una vera pugnalata alle spalle degne di una spia veneziana piena di astuzie e che rovescia completamente l'idea che ci eravamo fatti daccapo della Nikita veneziana e che certo meriterebbe un seguito, appunto per questa ragione. La narratrice inglese di The remedy, ha inoltre svolto un sapiente e veramente anglosassone lavoro di ricerca: sappiamo che per rendere con verosimiglianza alcuni fatti che accadono nel libro, ha più volte calcato i passi dei suoi personaggi: per esempio nel bel mezzo delle notti veneziane, per verificare appunto come cade la luce lunare sui volti di due persone, nelle strette calli veneziane simili a cuniculi egiziani e come appunto qualcuno possa seguire una vittima predesignata in quel labirinto di calli, callette e salizade, che si chiama Venezia, celandosi dietro angoli sbilenchi e muri precipitanti. E poi facendo indossare ad amiche e amici i panni dei protagonisti della storia, chiedendo loro di recitare parti del romanzo da lei scritto... insomma, metodo proprio inglese, come il degno risultato. Evviva dunque 440 volte (le pagine del romanzo) Michelle Lovric e speriamo che ci sia appunto un seguito, perchè una spia veneziana femmina nel settecento veneziano è proprio una bella trovata... degna di Venezia.
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