Un particolare salta subito all’occhio. I Misteri della Jungla Nera è un romanzo diviso in due parti. Nella  prima (a mio parere la più riuscita) ‘I misteri delle Sunderbunds’ assistiamo a una vicenda quasi tutta in esterni, di grandissima atmosfera, mistero con una presentazione di personaggi e caratteri che, al di fuori di Tremal Naik non troveremo che nominati nella seconda parte (La rivincita di Tremal Naik). Persino il fido Kammamuri che ritornerà in altri episodi del ciclo indo-malese ad affrontare situazioni critiche, nella seconda parte ‘ormai è diventato un thug’, vittima di Suyodhana in attesa di essere salvato. Ada stessa che è motore di tutta la vicenda diventa  nel secondo tratto del romanzo una figura di cui si parla e non si vede se non nel finale. L’incipit è favoloso. Un ritratto non troppo  prolisso (come purtroppo a volte è avvenuto nei romanzi dell’autore veronese) incisivo, preciso. Fonti e ispirazione collaborano a creare un brano di narrativa avventurosa da tenere a esempio. Arriviamo alla descrizione di Tremal Naik che, al contrario di quanto divulgato in numerose pubblicazioni e film) è definito ‘ cacciatore di serpenti’ e non di tigri. Un eroe nobile sin dall’aspetto, non un selvaggio(benché un’edizione di I pirati della Malesia in cui lo ritroviamo   fosse appunto ‘ Gli amori di un selvaggio’) che anticipa quasi più famosi eroi dell’avventura internazionale tenendosi accanto una pantera e una tigre addomesticate. Ma anche compagni fedeli destinati a fare una brutta fine,, Hurty e Aghur. Qualcosa turba Tremal Naik, qualcosa che ha a che fare con misteriosi movimenti, suoni raggelanti che si annidano nelle nebbie del pantano. Sembra quasi di sentirlo il ‘Ramsinga’ che echeggia in una giungla irta di pericoli. Ma c’è, anche per un solitario come può essere un cacciatore di serpenti, una molla che lo spinge a essere ardito e incosciente.

suggestiva visione del Gange vicino alle Sunderbunds
suggestiva visione del Gange vicino alle Sunderbunds
La passione. Una passione curiosa, teatrale, lirica direi ribadendo il concetto che non essendoci cinema e Tv Salgari traeva la sua ispirazione visionaria dall’Opera. Cosa riscontrabile anche nelle immagini di Della Valle ispirate a foto o bozzetti realizzati in casa Salgari in cui l’autore riproduceva momenti culminanti personalmente o con l’aiuto di parenti e amici su scale, sedie, poltrone invece che su elefanti e montagne o casseri di navi. Bastoni e drappi fungevano da scimitarre e fucili, turbanti e mantelli. Chissà quale universo fantasioso si celava nella mente dell’autore. Sogni... l’oppio degli scrittori. Di certo il racconto dei primi silenziosi incontri tra Ada e Tremal Naik ha qualcosa di magico. Di ammaliante, profondamente visionario. Irreale  sotto il profilo psicologico ma estremamente convincente per il lettore in cerca di  emozioni. Del resto quale passione nasce dalla razionalità? E la giovinetta che appare e scompare nella notte, quasi un fantasma, non può non smuovere il cuore del temerario guerriero che ne rimane schiavo secondo un manierismo forse oggi esagerato, da palcoscenico, ma che, se ci si immerge nell’atmosfera del tempo, lasciandosi cullare dalle emozioni, appare perfettamente condivisibile. Dopotutto è la passione senza  riserve di Tremal Naik disposto a sfidare da solo orde di strangolatori, di tradire, uccidere i nemici dei suoi nemici pur di poter salvare l’amata a reggere tutta la vicenda. Salgari stringe, in questa fase, un patto con il lettore.
I ghat del gange a Benares
I ghat del gange a Benares
Se si è disposti a assecondare la folle passione del cacciatore di serpenti si condivideranno con lui emozioni, pericoli... altrimenti è meglio abbandonare la lettura. Come un sipario la vegetazione fittissima, densa di suoni e  odori delle Sunderbunds si  chiude. Chi vi è penetrato non si pone più alcuna domanda né sullo stile narrativo né sui moventi dei personaggi. Si è lì e basta. In uno scenario senza tempo che è l’avventura stessa. E il tragico finale della prima parte, gli amici massacrati, il trionfo di Suyodhana sono solo preludio a nuovi intrighi. La ‘vergine della pagoda d’oriente’ resta,  salvo una breve apparizione, una chimera. La donna amata, venerata, per cui si è disposti a tutto spinti dal suo mistero, dalla tristezza della sua condizione.  L’amore romantico fatto persona.