E’ appena uscito Scrivere crime story a cura di Sue Grafton con Jan Burke e Barry Zerman. Si tratta di “una guida completa sui segreti del thriller e della crime story dagli autori della Mistery Writers Association of America” nella quale otto autori americani mettono a disposizione la loro esperienza nella scrittura di thriller, mistery e gialli per aiutare l’aspirante scrittore a realizzare il proprio sogno letterario. Come mai secondo lei un libro del genere esce in America? Secondo lei sarebbe possibile pubblicare qualcosa del genere in Italia?
Esce in America perché là si fanno spesso queste operazioni: si prendono i migliori autori di un genere e si chiede loro di rivelare agli aspiranti autori i loro segreti per scrivere una buona storia. Da noi non è altrettanto semplice perché gli scrittori tendono a tenere per sé i propri segreti, poi perché non abbiamo il concetto “associazionistico”, tipico degli anglosassoni, e quindi non capita spesso di vedere gruppi coordinati di autori che perseguono un programma comune e che si mettono in gioco per farsi conoscere dal pubblico. Qui da noi ognuno va per la sua strada, e se gli altri restano indietro… meglio così, c’è minor concorrenza.
All’interno del volume ci sono contributi davvero importanti di scrittori che hanno fatto la storia del giallo americano: Lawrence Block è il creatore di Matt Scudder, Ann Rule ha scritto diversi saggi di true crime, Sue Grafton è l’autrice della serie dell’alfabeto del crimine, ha scritto i romanzi “A come Alibi”, “B come Bugiardo” e così via, Tony Hillerman ha creato la coppia di investigatori navajo… insomma, questo libro è un vero scrigno che raccoglie mille tesori. Una pubblicazione del genere poteva essere ambita da tanti editori italiani. È stato difficile ottenerne i diritti per la traduzione?
Il fatto è che ormai i grandi editori non hanno tempo per mettersi a capire che cosa esce di bello sul mercato, approfondire il valore dei singoli libri e provare a portarli nel nostro paese. E’ molto più facile (e redditizio, in realtà) leggersi la classifica dei libri più venduti e comprare quelli a scatola chiusa. Per fortuna, il lavoro di indagine e di selezione del materiale che magari ha venduto un po’ meno ma non per questo è meno interessante, è svolto dai piccoli editori, come Delos Books, che scovano queste perle e le traducono per i lettori italiani. Sperando che qualcuno se ne accorga…
L'intervista integrale la trovate in rubriche/10477
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