L'ecatombe non paga…
I morti ammazzati sono un ingrediente necessario del romanzo poliziesco. A volte ne basta uno per decretarne il successo, tal'altra se ne aggiungono ancora (di solito due o tre), per rendere la vicenda più movimentata. Colleen McCullough, autrice famosa per Uccelli di rovo, non ha badato a spese e in La morte in più, Rizzoli 2010, e ne ha infiocchettati dodici nello stesso giorno, 3 aprile 1967, a Holloman, piccolo paese del Connecticut: quattro avvelenamenti, un crimine sessuale (praticamente uno stupro), tre morti per arma da fuoco (con silenziatore), la fine violenta di una prostituta (gola tagliata), due soffocamenti con cuscino, una tagliola per orsi (sì, avete capito bene).
Si parte proprio dal caso dello studente ricattatore Evan Pugh ucciso dalla tagliola per orsi nella sua camera (un marchingegno infernale), per continuare con gli altri, tra cui quello di Desmond Skeps, il responsabile del colosso degli armamenti Cornucopia.
A indagare il capo della polizia Carmine Demonico, occhi color ambra e capelli neri tagliati corti, laureato nel '48, arruolato dopo Pearl Harbour, divorziato da Sandra cocainomane da cui ha avuto figlia Sophie (sedici anni) e risposato con la spilungona Desdemona che gli ha dato un bel maschietto. Suo capo il tenente Mickey McCosker, suoi sottoposti che lo aiutano nelle indagini Abe Goldberg e Corey Marshall, sua segretaria l'attiva e intraprendente Delia Carstairs (veste in maniera orribile), medico legale il cugino Patrick che è per lui come un fratello. Non manca l'amico fidato sul quale scaricare qualche sospetto.
Sembra che tutti gli omicidi siano stati organizzati da una sola persona, il Genio, che li ha eseguiti personalmente o fatti eseguire da professionisti (arrivano anche le sorprese). Siamo al tempo della guerra fredda e dunque ci si aggiunge lo spionaggio sovietico, l'intervento dell'FBI (Ted Kelly), gli agguati alla famiglia e a lui stesso per farlo desistere dall'indagine.
Un giallo che non si fa mancare niente: il personaggio principale (un po' grigio) con famiglia da salvare, i due aiutanti in lotta promozionale fra loro, l'ecatombe di corpi ammazzati con relativo trucido contorno, lo spionaggio, gli agguati, il Genio, o Ulisse che dir si voglia, che uccide e fa uccidere, il movimento delle femministe, qualche problemuccio di cuore, il dubbio, il rovello, il piccolo depistaggio, le lettere con la spiegazione finale. Scritto pure benino da un'autrice di successo. Solo che il tutto va via liscio e sonnacchioso come qualcosa di risaputo e rivisto (perfino nei film), come una vecchia cantilena che ripete brani di vecchie cantilene.
L'ecatombe non paga.
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