Torna in edicola Jet Li con un grande film di qualità, all’interno della collana “Bruce Lee e il grande cinema delle arti marziali”: Gazzetta dello Sport e Stefano Di Marino presentano questa settimana uno dei grandi successi europei del sodalizio artistico fra il produttore e sceneggiatore Luc Besson (che ha l’occhio lungo quando si parla di cinema marziale) e Jet Li, fra i più celebri interpreti viventi di gongfupian. Quattro anni dopo “Kiss of the Dragon”, i due tornano a presentare un film ineccepibile sotto ogni aspetto: “Danny the Dog” (2005).
Prodotto da Besson e Li, alla regia troviamo quel Louis Leterrier autore dei primi due sfolgoranti film della serie “Transporter” e del recente “Scontro tra titani”.
Bart (Bob Hoskins) è un piccolo boss di Glasgow con le mani in pasta negli affari più sporchi. Dopo aver ucciso una famiglia cinese, alleva il loro bambino come se fosse un cane, addestrandolo a combattere e facendone una spietata guardia del corpo, nonché lottatore a comando. Quando un incidente rende all’improvviso libero Danny (Jet Li), questi si ritrova totalmente disadattato alla vita civile e trova conforto nell’ospitalità di un pianista cieco (Morgan Freeman), la cui figlia adottiva (Kerry Condon) darà a Danny l’idea di una nuova vita in una famiglia felice. Ma il passato torna sempre, e Bart non sarà disposto a perdere la sua fenomenale macchina da combattimento: il suo “cane”...
Li ha spesso sottolineato che è molto attento al tipo di film che interpreta e soprattutto per quale tipo di pubblico questo è pensato. «Visto che è molto difficile barcamenarsi nel triangolo “Asia-America-Europa” - racconta Jet Li in un’intervista del 2005 a Joel Marasigan, - io devo continuare a interpretare tre tipi diversi di film. [...] Non puoi fare un film che piaccia a tutti: “Hero” ha stracciato ogni record in Asia, è andato benissimo in Europa ma negli Stati Uniti è stato solo “okay”. La gente lì si chiedeva “Ma perché tutti volano? Che storia è?”. Ogni film affronta una strategia diversa a seconda del pubblico per cui è pensato.»
Proprio per questo motivo nessuna major statunitense era interessata al progetto che Li stava portando avanti, “Unleashed” (che potrebbe tradursi con “sguinzagliato”), convinta che in America non avrebbe trovato accoglienza. «All’inizio dissi agli americani che volevo fare un film d’azione, - racconta Li - e loro tirarono subito fuori un assegno. Poi feci leggere la sceneggiatura... e loro ritirarono subito l’assegno!» Sin dall’inizio l’attore ha creduto nella sceneggiatura che Luc Besson gli aveva proposto (anche se, ammette, ha dovuto scartare molte proposte perché gli sembravano tutta roba “già vista”), così il film è stato proposto in Europa con il titolo “Danny the Dog” e ha ricevuto un grande riscontro di pubblico.
Il personaggio di Danny subisce un’evoluzione durante la storia: dalla furia cieca e incontrollabile della sua condizione “animale” man mano acquista umanità, grazie all’amore che riceve dalla sua nuova famiglia, e il suo stile di combattimento muta fino a diventare meno violento, anche se comunque efficace.
Il coreografo dei combattimenti è il celeberrimo Yuen Woo-ping che torna a lavorare con Jet Li dopo quasi dieci anni: l’ultima loro collaborazione infatti risale a “La vendetta della Maschera Nera” (1996). Questi cuce addosso all’atleta sequenze marziali nettamente diverse da quelle che siamo stati abituati a vedere nei film precedenti.
«Quando abbiamo creato il personaggio - racconta Li, - abbiamo cercato di mostrare un diverso stile marziale. Nelle prime sequenze Danny è veramente simile a un cane. In un film di arti marziali il protagonista tira pugni, calci e controlla gli altri avversari allo stesso tempo: Danny invece si focalizza su un avversario alla volta, proprio come un cane. Anche se altra gente lo colpisce, lui continua a focalizzarsi su un solo avversario: quando questi è a terra, allora può passare al prossimo.»
Le sequenze marziali del film sono di altissima qualità, grazie anche alla presenza di comprimari di prim’ordine come Scott Adkins (che partecipa al combattimento all’interno della piscina vuota). Sicuramente degno di nota è il combattimento finale tra Jet Li e lo straniero senza nome (Michael Ian Lambert) che vede una sequenza girata nell’angusto spazio di un gabinetto.
Impossibile non citare la ricca colonna sonora del film, che ne ha preceduto di alcuni mesi l’uscita nelle sale. Curata dai Massive Attack con sonorità a tratti stridenti e a tratti languide, oltre allo score del film vanno segnalate anche due canzoni presenti come “bonus track” nelle edizioni Virgin del disco dal 2005 in poi. Stiamo parlando di “Baby Boy” con la particolarissima voce flautata di Thea, che rielabora il tema del film (e il cui videoclip è presente nel DVD come contenuto speciale), e di “Unleash Me” di RZA & Prodigal Son, che si riferisce al titolo statunitense del film.
Un’ultima curiosità. In un’intervista newyorkese a Jenny Halper, dopo l’uscita del film, Jet Li ha raccontato che la locandina cinese ha presentato alcuni problemi nella distribuzione in quel Paese: «La gente guardava Bob Hoskins che cercava di aggredirmi, e così si diceva “se Jet Li è l’eroe, perché il tizio bianco lo sta aggredendo?”».
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