Texas, primi anni '50. Lou Ford è il giovane sceriffo di una sperduta contea e, nonostante il salario basso e la prospettiva di una carriera non esaltante davanti a sé, non si risparmia per la sua comunità.
Alcune persone pensano che sia un po' lento e forse noioso, ma questa è la cosa peggiore che dicono di lui. Nessuno conosce ancora quella che Lou chiama la sua "malattia", che è stata in letargo per anni e che ora però è in procinto di risalire in superficie con conseguenze brutali e devastanti.
Quando, infatti, su esplicita richiesta del più importante affarista della zona, Chester Conway, viene incaricato di sfrattare Joyce Lakeland, una prostituta che si intrattiene con il figlio del magnate, Lou si reca a casa della ragazza. Gli schiaffi e gli insulti con cui Joyce accoglie l'ingresso dello sceriffo, risvegliano in lui un'indole aggressiva da tempo sopita che lo porta a percuoterla e a possederla brutalmente. Da quel momento, i due intraprendono una relazione a base di sesso e violenza sadomaso, finché Joyce non propone a Lou di ricattare il figlio di Conway. Ma Lou decide di modificare il progetto a suo piacimento.
Questa in breve la trama di The killer inside me, in uscita nelle sale il prossimo 26 novembre, distribuito da Bim Distribuzione. Il film di Michael Winterbottom, vede nel cast Casey Affleck, Kate Hudson, Jessica Alba e Bill Pullman, è tratto dal romanzo pulp L'assassino che è in me di Jim Thompson, maestro del noir americano, che ha scritto l'opera nel 1952.
Il regista ha un approggio molto fedele alla sorgente letteraria tanto che il suo film diviene una perfetta sintesi per immagini del romanzo di Jim Thompson, con tanto di titoli di testa fumettistici e colonna sonora a base di pezzi country-jazz. Il regista si immerge così tanto nella mente contorta del suo protagonista, da costruire scene di violenza spietata e dirompente.
Il risultato è che The Killer Inside Me non si propone né come un nuovo capitolo del pulp citazionista alla tarantino, né come una cavalcata nel neo-noir colto dei Coen. Winterbottom costruisce un universo letterario dove conta solo il piacere del racconto e dove la violenza, non più finalizzata a un progetto di ricerca sulle iniquità sociali o le violazioni dei diritti umani, viene utilizzata come forma e contenuto della cultura popolare.
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