Hotel Bosforo, edito da Sellerio, è il romanzo giallo di esordio di Esmahan Aykol, giurista e giornalista turca di formazione tedesca. A settembre era al festivaletteratura di Mantova, intervistata da Bianca Pitzorno.
Nella trama l’autrice si diverte a prendere in giro il modo di pensare di turchi e tedeschi, entrambi vittime di pregiudizi, luoghi comuni e stereotipi, gli uni nei confronti degli altri.
Anche l’ambientazione è duplice: seguiamo Kati, tedesca che vive a Istambul, nei suoi spostamenti dalla Turchia alla Germania.
A Istambul, dove vive e lavora, ha aperto una libreria specializzata in gialli (ma guarda!) e nel tempo libero (molto) dal lavoro (poco e delegabile) si dedica alla risoluzione dei casi polizieschi, parallelamente alla polizia turca. Una Miss Marple ringiovanita, molto vanitosa e dotata di senso dell’humor.
La storia prende le mosse dall’omicidio in un albergo di Istambul di un regista tedesco semisconosciuto che sta per iniziare a girare un film in costume. Fin dall’inizio il crimine porta una firma femminile per la modalità di esecuzione.
Iniziano così le peregrinazioni dell’investigatrice dilettante per risolvere il caso, in barba alla polizia ufficiale rappresentata dalla figura di un commissario poco credibile, soprattutto nelle reazioni psicologiche.
La trama è molto semplice, ma su questo niente di dire. Soltanto che di solito un plot lineare è scelto per dare rilievo all’ambientazione sociale o allo spessore psicologico dei personaggi. Invece di Istambul non sappiamo niente, se non la gastronomia e il traffico congestionato. I personaggi, soprattutto quelli maschili, sono sbozzati. Due per tutti, il commissario di polizia che indaga e il mafioso coinvolto, decisamente irreali nelle loro manifestazioni. La scrittura procede sciolta, ma la fine lascia nel lettore un senso di incompiutezza. Aspettiamo le traduzioni dei romanzi successivi.
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