Un thriller musicale, in cui serial killer e investigatore hanno una passione in comune: i Beatles. 

Lascia che ti dica come avviene /uno per te, diciannove per me /perché io sono l’Esattore /sì, sono l’Esattore / se il 5% ti sembra troppo poco /ringrazia che non ti prendo tutto. (da Taxman, Beatles) 

Tommaso Matera è un semiologo. Va a caccia del significato recondito delle parole: scava nei versi delle poesie e nei testi delle canzoni. Per esempio, quelle dei Beatles, suoi idoli. Da professore di italiano a consulente per la Polizia di Milano, Sezione Crimini Violenti: per decodificare i messaggi seminati dagli omicidi sul luogo del delitto. Anche solo un nome o una citazione. Il trucco: collegare casi, in apparenza, lontanissimi, seguendo come file conduttore la parola. E innescare una competizione con l’assassino, precedendo la mossa successiva. E lo squilibrato, il Frantumaossa, che sbriciola i cadaveri delle vittime con una mazza da baseball, accetta la sfida. Un’esperienza traumatizzante, che spinge Matera, una volta risolto il caso, a lasciare la Polizia e Milano. Basta con gli incubi e le ossessioni di morte: nuova vita e nuova attività in Brianza. Almeno vorrebbe. Ma la villa dove va ad abitare, nasconde un mistero inquietante e il paese diventa la cornice d’azione di un serial killer, che uccide giovani donne con una pistola per macellare animali. Cinque omicidi efferati, nessun movente. Ogni morte si collega a una canzone dei Beatles e, seguendo la cronologia dei loro album, prefigura l’omicidio successivo. Un tracciato musicale, lungo il quale si muove l’Esattore, come viene soprannominato il pazzo. Una sfida, quindi, a Matera. Il quale cerca un nesso con le morti seriali indagate a Milano. Fino a intuire di essere proprio lui la sesta vittima predestinata. Let it be, lascia che sia. Con un finale in crescendo di colpi di scena e rivelazioni. Giornalista e autore televisivo, Paolo Grugni ci regala un’opera prima convincente e matura. Let it be è un thriller architettato con abilità e condotto con astuzia. Stile asciutto, ritmo incalzante, capitoli brevi sono gli ingredienti che incidono il romanzo, come un microsolco. E ne fanno un mosaico, i cui tasselli si ricompongono alla perfezione. In una sfida che trascina il lettore, dalla prima all’ultima pagina, senza un attimo di tregua.