Dopo aver affrontato nel numero precedente di questa rubrica il primo ciclo di storie di “Cornelio - Delitti d’autore”, è ora il momento di presentare il secondo ciclo che chiude la miniserie di 12 episodi che hanno avuto per protagonista Cornelio Bizzarro, «scrittore di successo senza più idee» creato da Mauro Smocovich, Giuseppe Di Bernardo e Carlo Lucarelli, e fisicamente ricalcato sulle fattezze di quest’ultimo.
Nel primo numero di questa rubrica abbiamo presentato il “Pantagruel” (1532) di François Rabelais, che introduce la sua opera avvertendo il lettore che essa è «un libro pieno di pantagruelismo», ad indicare le esagerazioni in essa presente. Una scritta del genere non avrebbe sfigurato sul numero 7 di “Cornelio”, all’inizio cioè del secondo ed ultimo ciclo di storie che ruotano sulla falsità più antica del mondo: la fiaba.
Sul finire del 1100 lo storico danese Saxo Grammaticus raccontò nella sua cronaca, “Gesta Danorum”, la storia di un re buono ed amato che venne ucciso a tradimento dal proprio fratello, che si mise al suo posto, ne sposò la moglie e crebbe il di loro figlio: un giovane chiamato Amleth. Quest’ultimo crebbe fingendosi sciocco e a volte matto, finché non fu grande abbastanza per ordire la spietata vendetta contro lo zio assassino. Quando quattrocento anni dopo il drammaturgo che si firmava William Shakespeare riprese la storia, anagrammò il nome del protagonista (Hamlet) e creò una delle pièce teatrali più famose di sempre, l’Amleto appunto, aggiunse alcuni particolari alla vicenda. Quello che a noi più interessa è il fatto che Amleto, sebbene informato dal fantasma del padre dell’assassinio, non è ancora sicuro (come sa bene Cornelio, non ci si deve sempre fidare dei fantasmi!) e vuole mettere alla prova il patrigno: scrive così una fiaba... Non dichiaratamente, è vero, ma usando degli attori girovaghi dà in realtà vita alla Fiaba del Re Buono ucciso dal Re Cattivo.
Alla semplice cronaca medievale di meri fatti, Shakespeare aggiunse l'elemento della fiaba sia per dare drammaticità alla storia ma anche per dimostrare una volta di più che ciò che non si può dire apertamente, lo si racconta mediante una fiaba. Dietro ogni favola, celebre o meno, si nasconde una terribile verità che non può essere espressa a parole: è di questo rapporto tra favole e verità che il secondo ciclo di “Cornelio” abbonda, con personaggi che sembrano usciti da una fiaba solo per ricordarci la misera - e vera - condizione umana.
In un mare di citazioni e rimandi (film, libri, fumetti: poche sono le forme espressive escluse dal pantagruelico citazionismo di questo ciclo di storie!) incontriamo riadattamenti in chiave moderna - e a tratti horror - di alcune celebri favole o storie per l’infanzia. Dal “Peter Pan” di James Matthew Barrie al “Pinocchio” di Carlo Collodi, da “Alice nel Paese delle Meraviglie” di Lewis Carroll al “Mago di Oz” di L. Frank Baum, ai “Viaggi di Gulliver” di Jonathan Swift: niente buonismo gratuito che edulcorate versioni cinematografiche hanno legato a queste storie, ma ci si riferisce solo alle creazioni originali. Volendo, si potrebbero considerare “pseudofavole” quelle che Mauro Smocovich - che cura i testi di questo ciclo - rielabora in chiave “corneliana”, arricchendole di “misteri misteriosi” e tante trovate letterarie. Ma a noi interessano principalmente gli pseudobiblia, e sebbene tutta la serie a fumetti sia un immenso divertissement letterario, dobbiamo concentrarci sui “libri falsi” in essa contenuti.
Avevamo lasciato il precedente ciclo conoscendo solamente uno dei romanzi scritti da Cornelio Bizzarro, e proprio il suo primo bestseller: “Il club della paura”. Questo nuovo ciclo si apre presentandocene altri due: “Coliandro” e “Autosole”.
Il primo titolo si riferisce chiaramente a Marco Coliandro, personaggio creato da Carlo Lucarelli prima per un racconto - “Nikita” (1992) - poi divenuto protagonista sia di romanzi - “Falange armata” (1993), “Il giorno del lupo” (1994) - che di fumetti - “Coliandro” (1994). Il personaggio fu talmente apprezzato che dal 2006 al 2010 Rai2 ne ha presentato una versione televisiva. Un’altra strizzata d’occhio a questo personaggio l’abbiamo nel numero 11, quando l’ispettrice Negro dice a Cornelio: «Come direbbe il simpatico collega Coliadro, “quando una donna in tailleur, pistola e distintivo incontra un uomo in pigiama, carta e penna stilografica... l’uomo in pigiama è un uomo spacciato”.»
“Autosole”, al contrario del titolo precendente, è un romanzo realmente esistente, scritto però da Lucarelli: la versione scritta da Cornelio Bizzarro rimane quindi decisamente uno pseudobiblion.
Abbiamo infine un “libro falso” slegato da qualsiasi letteratura gialla o favolistica. Fra le miriadi di personaggi presentati da questo ciclo incontriamo il medico Gregorio Della Casa, inquisito per un caso sospetto di eutanasia e già comunque personaggio molto controverso perché vende kit per “eutanasia fai-da-te”. Se già il nome non bastasse a ricordare il burbero ma geniale dottore televisivo Gregory House, protagonista del telefilm “Dr. House, Medical Division”, il suo volto ci viene mostrato in tutto e per tutto identico a quello di Hugh Laurie, l’attore che appunto interpreta il Dr. House. Il libro scritto da Della Casa ha un nome che è tutto un programma: “Dolce trapasso”. «Il volume è un bestseller in diversi paesi del mondo. [...] Tra poesie e interventi più o meno scientifici, il medico elargisce consigli dettagliati su come procurarsi il suicidio. E pare sia proprio questo dettaglio macabro ad avere fatto di lui un personaggio famoso.»
Oltre a pseudobiblia veri e propri troviamo anche citazioni ad altre opere legate al mondo del divertissement letterario.
All’interno di Villa Fiaba, dove si svolgono tutte le roboanti avventure di Cornelio, troviamo una enorme biblioteca: viste le molte citazioni da “Il nome della rosa” di Umberto Eco, risulta chiaro che non sarebbe impossibile trovare su uno scaffale una copia del perduto secondo libro della “Poetica” di Aristotele...
Più sottile e criptica è la presenza, come spalla fissa di Cornelio, di un malato (forse) immaginario rappresentato nel personaggio del «barone Alfredo Boiano Squarzillo, discendente degli Squarzillo da parte del ramo di Como». A parte la citazione manzoniana, con il ramo del lago di Como, il barone nasce sulle orme di un personaggio omonimo della cui arte poetica è ossessionato Amerigo Sghelli, fra i protagonisti del romanzo “Non è per niente divertente” (2002) di Mauro Smocovich.
Tra misteri misteriosi, libri falsi (come “Automata. Storia degli automi”) e libri veri (“Pinocchio: un libro parallelo” di Giorgio Manganelli), si chiude la serie di “Cornelio - Delitti d’autore”. Ma Cornelio Bizzarro che fine fa?
Il nostro Biz sembra destinato a percorrere i passi del perfetto falso personaggio che prende vita... e lo fa sul serio! In questi giorni nelle edicole è uscito il numero 7 della serie a fumetti “Valter Buio”, sempre della Star Comics: la storia vanta la partecipazione eccezionale di un redivivo Cornelio, in trasferta romana. Il creatore della serie e sceneggiatore Alessandro Bilotta prima dà vita al “falso” Cornelio, rendendo i protagonisti della storia lettori del fumetto omonimo, poi dà vita al “vero” Cornelio... divertendosi a far sì che tutti lo scambino per Lucarelli!
A noi non resta che sperare che questo crossover con Valter Buio, la ristampa della serie intera e lo speciale previsto per fine ottobre (di cui daremo notizia) spingano la casa editrice a regalare ai lettori altre nuove storie di Cornelio Bizzarro, il fumetto più denso di bibliofilia (e bibliofollia) che esista, e un personaggio dalle mille idee... sebbene sempre a caccia di quella giusta per scrivere il suo romanzo.
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