Come sosteneva qualche tempo fa Massimiliano Scarnà, esiste un modello imprescindibile che tutti i narratori horror, contemporaneo e/o d'altri tempi, non possono esimersi dal seguire, consapevolmente o meno. S'intitola Cappuccetto Rosso.
“Cappuccetto Rosso dei fratelli Grimm”, sottolinea Scarnà, “sembra una favola per bambini, ma è l'archetipo della narrativa del terrore, dal momento che contiene tutti gli elementi per spaventare lo spettatore/lettore/ascoltatore.” Che sono, senza stare a riassumere la fiaba più famosa del mondo, la vittima innocente, il bosco, il lupo, il cannibalismo, la paura, la maschera del male e altro ancora: niente male per una favola che tutti abbiamo ascoltato o “visto” da piccoli.
Insomma, le fiabe – con le quali tutti siamo stati svezzati – sono nere, perverse e, per estensione semantica, “horror”...
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