Si parla spesso del tempo che passa e della provvisorietà della vita ma quanti riflettono ponderatamente sulla transitorietà della stessa? Vita che può sfuggire via per uno sbaglio o una trascuratezza o semplicemente per spietatezza altrui, sentimento univoco di crudeltà e violenza che ritroviamo non solo nei sobborghi della povertà moderna o nella pazzia di qualche mente obnubilata dal progresso, ma anche là dove il giusto diventa ingiusto e l’informazione diventa disinformazione. Fino a pochi mesi fa infatti, si parlava di Thriller pensando all’album di Michael Jackson più venduto nella storia della musica. Oggi il termine Thriller però si affianca alla figura di Jackson anche per un'altra miseranda questione, quella della sua prematura e improvvisa morte, tanto misteriosa quanto aberrante e ignobile. Un agnello mandato al macello il venticinque Giugno del 2009 per espiare i peccati altrui. Un destino già scritto? Una tragedia annunciata? Forse tutto o niente di questo, resta il fatto che ad oggi, a un anno e poco più dalla scomparsa di Michael Jackson, la mano che iniettò quel veleno è ancora impunita. Qualcuno lo ha anche chiamato complotto, cospirazione, voi come lo chiamereste? Abbiamo cercato di fare un po’ di chiarezza con Gessica Puglielli e Alessandra Gianoglio autrici di un libro/documento molto discusso L’agnello al macello edito dalla Quantic Publishing.
Quando l’informazione diventa disinformazione?
G: “Diventa disinformazione nel momento in cui non c’è ricerca della fonte, o quando la notizia stessa viene distorta o modificata.”
Il successo e la fama possono essere un’arma a doppio taglio?
G: “Sì, il successo e la fama possono essere un’arma a doppio taglio perché questi possono far nascere un sentimento d’invidia, la morbosità purtroppo è l’altra faccia della medaglia di chi ha successo.”
Perché avete deciso di trattare un tema così scottante come il complotto che si cela dietro la morte di Jackson… soprattutto considerato che vi è ancora un’indagine in corso…
A: “Abbiamo deciso di trattare questo tema per dare una canche alla realtà di essere raccontata, limitandoci a far chiarezza sulla verità, oggettivandola. Quando si parla di Michael Jackson si pensa sempre che sia di parte ma era necessario parlarne essendo a conoscenza di certi fatti. Abbiamo collaborato con lo staff del cantante per diverso tempo promuovendo iniziative e progetti. La nostra linea è quella portata avanti dalla stessa famiglia Jackson, dichiariamo le stesse cose e ci auguriamo che la verità venga a galla. C’è stata una cospirazione, Michael Jackson è stato ucciso. Siamo consapevoli di prendere una posizione importante nel dichiararlo.”
La AEG, società di spettacoli che promuoveva i concerti di Michael a Londra, inserì tra le varie clausole di risarcimento morte per farmaci, perché Jackson permise al medico di questa società, il dottor Murray, di somministrarglieli?
G: “Si è fidato perché è stato assunto dalle stesse persone che gli avevano promesso il grande ritorno sulla scena mondiale. Jackson soffriva di dolori alla schiena e al cuoio capelluto a causa di un incidente avvenuto sul set pubblicitario della Pepsi, questo lo costringeva ad assumere farmaci contro il dolore e per poter dormire. Era anche sotto stress perché sentiva che lo spettacolo non era ancora pronto. Lo stesso Ortega, il regista del film “This is it” aveva delle forti pretese su come realizzare lo spettacolo, Michael non era sempre d’accordo.”
Quanto ha guadagnato la AEG da questa morte?
G: “Non c’è una cifra conosciuta ma si parla di tanti zeri, c’è voluta la sua morte per essere rivalutato come artista, anche se ha iniziato prestissimo ad esserlo e aveva più di trent’anni di carriera alle spalle. E’ vergognoso… La Sony Music stava per fallire, è un dato riportato da internet, dopo la morte di Jackson è emerso non solo che la Sony non ha chiuso, ma che si è ripresa e rilanciata sul mercato.”
A: “Voglio aggiungere che se la Sony e la AEG avessero messo in piedi una campagna pubblicitaria, avrebbero speso miliardi ma con la sua morte si sono arricchiti senza spendere niente.”
Chi è il vero killer, a vostro avviso, in questa storia?
G: “Ovviamente non essendoci ancora la conclusione di un processo pensiamo al medico che lo aveva in cura, Murray, anche se dietro ci sono sicuramente persone più importanti che manovrano i fili.”
Potete confermare che si è trattato di un assassinio premeditato?
A: “Assolutamente sì! Lo abbiamo confermato anche all’interno del libro “L’agnello al macello”, purtroppo Jackson ha sbagliato a fidarsi della Sony e della stessa AEG… ma la colpa è anche del procuratore Sneddon, degli amici che lo hanno lasciato e del padre che gli ha creato sempre problemi di autostima fin dall’infanzia, come lui stesso dichiarava nella sua autobiografia.”
State seguendo ancora il caso?
G: “Le ultime notizie rese pubbliche su web hanno confermato la denuncia del procuratore di Santa Barbara, Thomas Sneddon, per aver inquinato le prove che accusavano il Re del pop di molestie sessuali nei confronti di minori, causa che dopo anni di processi si è risolta con il proscioglimento completo di Michael verso tutti i capi d’accusa rivoltigli, notizia che non è stata resa pubblica a livello capillare come ci si aspettava, questo dimostra quanto di poco pulito ci sia dietro a tutta la vicenda.”
Questo documento “L’agnello al macello”, racconta una storia così assurda da sembrare irreale, qualcuno pagherà?
A: “Sono positiva e ci credo, mi auguro che chi è colpevole paghi, anche se mi viene difficile fare un pronostico.”
L’editore della Quantic Publishing, Igor Bragato, vuole aggiungere il suo pensiero…
I: “Io non sono ottimista per niente, il sudiciume dietro a questa faccenda è talmente stratificato, tentacolare… forse qualcuno pagherà ma non si arriverà mai al cuore, vi è dietro un grande lavoro di insabbiatura.”
Per anni i media si sono accaniti sulla figura di Michael Jackson, voi con questo documento volete riabilitarlo agli occhi del pubblico?
A: “Sì, abbiamo dedicato un intero capitolo alle tappe importanti della sua vita, e altri sulle dicerie dei media nei suoi confronti, questo libro è il nostro tentativo di dire di andare oltre e di vedere la realtà per quella che è. Vogliamo riabilitarlo!”
Prima accuse infondate di pedofilia, poi un video che Jackson stesso denunciò perché screditante, ci sono stati secondo voi dei segnali che potevano presagire un epilogo così tragico?
G: “No, è stata una doccia ghiacciata. Jackson dalla seconda accusa di pedofilia era cambiato, se quello era un segnale allora sì… c’è stato. Eravamo abituati a vederlo offeso, bistrattato e si aveva una gran voglia divederlo tornare alla ribalta.”
A: “Aveva chiesto aiuto a suo padre anche se non era la persona più indicata a darlo, ma di certo ha cercato un “cattivo” che lo aiutasse con i cattivi. Quando determinati personaggi si sono accorti che stava cercando di liberarsi di loro, lo hanno fatto fuori.”
Perché si manda un uomo al macello?
G: “Perché è scomodo, e non è il primo nella storia ad avere subito questo trattamento. Un tempo le persone venivano messe la rogo, si cerca sempre di fermare quelle menti che riescono a guidare la massa. Persone come Michael che sapeva essere se stesso senza voler dimostrare niente, non rientrava nei canoni richiesti dalla società. Lontano dal palco era una persona timida, diceva di essere come un bambino e li amava perché loro sono il nostro futuro.”
La vicenda che raccontate ne “L’agnello al macello” non è opinabile, è oggettiva… il vostro scritto oltre a dare informazione contribuirà a svelare il mistero che si nasconde dietro questo grande uomo?
A: “Sì lo speriamo… vogliamo che le persone acquisiscano un punto di vista diverso per valutare oggettivamente la sua storia, vogliamo insinuare il dubbio che ciò che si è sempre detto non era fondato ma perpetrato solo per vendere copie di giornale, vorremmo far ragionare le perone su chi sia il vero mostro in questa storia.”
Vogliamo una risposta decisa… Appoggiate la tesi del complotto che si cela dietro alla sua morte?
G: “Assolutamente sì, anche la famiglia come dicevamo prima si è resa conto che vi è qualcosa di poco chiaro e pulito in tutta la vicenda. Hanno perso un figlio, un fratello, un padre ed è giusto che abbiano giustizia. Tutti noi abbiamo il diritto di conoscere la verità.”
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