La collana “Bruce Lee e il grande cinema delle arti marziali”, prodotta dalla Gazzetta dello Sport e curata da Stefano Di Marino, continua a presentare grandi titoli della migliore produzione del cinema marziale: dopo aver presentato il dittico di film “Ong-bak”, questa settimana è la volta di “Chocolate” (ช็อคโกแลต, 2008), fra i più grandi successi della new wave marziale thailandese. Diretto dall’ottimo Prachya Pinkaew, che ha firmato grandi titoli interpretati da Tony Jaa, il film vede l’esordio esplosivo e incontenibile di una nuova star marziale, di cui questa rubrica si è precedentemente occupata: la giovane e talentuosa Yanin Vismitananda (จีจ้า ณิชชารีย์ วิสมิตะนันทน์), meglio nota come JeeJa Yanin.
Zen è una bambina scomoda, in quanto figlia dell’amore impossibile fra un gangster giapponese e una donna thailandese. Nata autistica, la piccola Zen crescerà a forza di M&M’s al cioccolato e film di arti marziali (principalmente Bruce Lee e Tony Jaa, con una deliziosa autocitazione che il regista mette in scena, mostrando in TV scene del proprio film “The Protector”). Quando la mamma, malata di cancro, non sarà più in grado di mantenere la famiglia, Zen comincerà a chiedere l’elemosina sfruttando alcune sue potenzialità fisiche. Proprio la sua inaspettata bravura nel combattimento faranno venire in mente all’amico un’attività molto più redditizia: andare dai debitori della madre e far sì che paghino quanto le devono così che lei possa comprare le medicine di cui ha bisogno. Lo scontro finale del film avverrà con tutta la famiglia riunita contro il boss locale.
Un film d’esordio sorprendente, “Chocolate”. La ventiquattrenne JeeJa (che comunque già da bambina aveva partecipato come comparsa in alcuni film) rinuncia ad ogni abbellimento e simbolo di femminilità che di solito il cinema offre: per tutta la pellicola si mostra sporca, arruffata e vestita di stracci sudati. Perché non deve interpretare la classica “principessa guerriero” di molte pellicole asiatiche, bensì un’autistica che ha una sola capacità: combattere in modo incredibile.
La sua preparazione atletica deriva dalla scuola di stuntman di Panna Rittikrai che, lo ricordiamo, è un fenomenale scopritore e allenatore di talenti (come Tony Jaa e Dan Chupong) oltre che regista ed attore (uno dei suoi ultimi ruoli arrivati anche in Italia è quello di cattivo in “Dynamite Warrior”, 2006).
Con già delle basi di taekwondo, JeeJa impara da Rittikrai ad interpretare scene marziali di gruppo mantenendo stile e precisione nelle mosse, equilibrio e pulizia nell’esecuzione. C’è un uso di cavi e computer grafica (come la scena del colpo volante di ginocchio inferto mentre passa il treno metropolitano), ma rimane molto limitato e per dare prova di essere in grado di eseguire senza alcun aiuto le mosse del film, JeeJa ha partecipato a molti speciali televisivi e dimostrazioni dal vivo in cui con un gruppo di stuntman ha dato viva alle più spettacolari sequenze di “Chocolate”.
La consacrazione di JeeJa a nuova star marziale arriva l’anno successivo con l’uscita di “Raging Phoenix”, anche se lo stile personale stavolta è nettamente diverso. Dalla bambina autistica dai capelli arruffati a coprire il viso, la giovane thailandese passa ad un look molto più ricercato, con trucco e acconciature molto decisi: ma il carisma marziale mostrato in video rimane immutato, anche se stavolta è affiancata da valenti partner.
Sia vestita sommessamente che alla moda, JeeJa rimane una fenomenale interprete di spettacolari scene marziali: non possiamo che augurarci che la sua carriera sia lunga e prolifica.
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