André Héléna (1919-1972) è un autore francese, contemporaneo di Simenon. Per molti anni è stato ingiustamente dimenticato, anche in patria. Negli ultimi anni è stato riscoperto in Italia grazie agli editori Fanucci e Aìsara. La critica lo colloca fra i più grandi autori del noir francese.
Siamo a Perpignan, alla vigilia della liberazione della Francia dall’invasione tedesca. Al Central Hotel della cittadina si trovano casualmente riunite persone di varie nazionalità, tutte con un passato ambiguo e un presente incerto.
Sembra una scena di un film degli anni ’40 girata in un interno: nella hall e nelle camere dell’albergo entrano ed escono i personaggi, per lo più in coppia. Si tratta di donne bellissime e fatali, ex poliziotti alla ricerca di un riscatto personale, agenti segreti, ebrei in incognito, contrabbandieri e trafficanti, soldati tedeschi a caccia di evasione, un’ambigua proprietaria.
Quello che accomuna tutti i personaggi è il senso del combiamento imminente e forse per molti di loro irreversibile, dell’assenza del futuro che li fa agire in base agli istinti primordiali, il sesso sopra a tutto.
L’occhio dell’autore non si colloca al di sopra delle parti, al contrario, traspare chiaramente la sua pietas nei confronti delle vittime di tutte le guerre al punto da fra dire a un capo partigiano: “La guerra” disse Ramon “è un bordello, un’azienda di ubriachezza e un mattatoio. E’ il casino elevato al rango di istituzione internazionale.” (Pag. 163).
Alla fine non ci saranno vincitori ma soltanto vittime: del rimorso, delle torture, della delazione, della droga, della violenza cieca della guerra.
“Da qualche parte, nelle cancellerie, persone dai modi cortesi, al riparo dalle pallottole, discutevano posatamente del loro impossibile avvenire. E da qualche parte, in altre città, degli uomini giocavano febbrilmente in Borsa la pelle di questi due ragazzi che si battevano. Mentre i romanticismo del massacro riscaldava i cervelli di quei burattini che sono gli uomini di Stato.” (Pag. 153)
I clienti del Central Hotel è un gran bel romanzo, davvero una perla rara, che in un numero limitato di pagine riesce a condensare crudezza e disperazione, poesia e drammi personali raccontando vicende della grande Storia.
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