Che cosa porta un individuo a compiere un delitto? Chi si erge al disopra della vita e decide del destino altrui? Una parola di troppo, una incomprensione, una gelosia, cosa arma quelle mani? Sono quesiti che ci poniamo tutti dinanzi ai fatti di cronaca nera che campeggiano altisonanti nelle edizioni dei notiziari televisivi e sui quotidiani di ogni giorno. Oppure diventare un serial killer sta divenendo una moda, il personaggio da emulare per sentirsi individui speciali, superiori… forse è rimasto qualcosa in noi di quelle mappe genetiche di antiche tragedie greche che si compivano durante il periodo dionisiaco? Qualcheduno forse in questa solerzia cerca di ricondurre quei fasti in questa era moderna dove protagonista diventa però, non più la tragedia in senso metafisico, solo lo spargimento di sangue. Perché se un’evoluzione c’è stata, questa si riflette come un’immagine davanti allo specchio anche nei delitti, maggiore perspicacia, più attenzione, più efferatezza. A questo proposito abbiamo deciso di porre alcune domande a un’esperta del settore, Cinzia Tani, scrittrice, studiosa di criminologia e autrice Rai.
Insegna storia sociale del delitto, cosa l’ha spinta verso questa materia?
L’ho insegnata in realtà, perché non esisteva come materia universitaria. E’ da anni che mi occupo dei fenomeni sociali del delitto, del perché avvengano, è importante dare degli strumenti per comprendere perché si evolve e come si evolve il crimine.
Risulta minore la presenza delle donne negli atti delittuosi, ci vuole spiegare il perché?
La maggior parte sono delitti sessuali, ve ne sono circa il 99%, la donna infondo ha poco testosterone ed hanno pertanto più bassa aggressività. La donna è votata a dare la vita ecco perché tende a difenderla, anche se con l’emancipazione sono aumentati certi delitti. Un tempo la donna uccideva con il veleno perché era l’unico mezzo a sua disposizione, integrandosi però anche sul lavoro e nella vita, ha incominciato a subire le stesse pressioni degli uomini e a utilizzare mezzi differenti per delinquere. Per contro i delitti passionali sono diminuiti perché le donne in caso di tradimento o di mancanza di sentimento, se ne vanno da casa perché sono diventate dipendenti.
Che legame c’è tra serial killer e il progresso della società?
Enorme… il serial killer è figlio del progresso, con la nascita delle metropoli e l’emarginazione consequenziale, i soggetti deboli possono diventare pericolosi. Il serial killer il più delle volte è un ragazzo abusato, o che ha visto picchiare la propria madre, arrivando a riversare la sua rabbia con atti estremi, magari all’inizio solo su animali per poi arrivare alle persone. Il serial killer non abita le campagne insomma.
Allora è per questo che negli Stati Uniti i serial killer sono 60-70% della popolazione?
Si infatti, è così.
È vero che le donne che commettono un omicidio, le si riconosce attraverso segnali fisici?
Questo è ciò che pensava Lombroso (Ndr antropologo, criminologo) ma la donna di quei tempi non esiste più. Pensiamo alle ragazze di Castelluccio dei Sauri, Anna Maria e Mariena che strangolarono la loro amica Nadia, o a Meredith Kercher, loro erano belle, colte, insomma la donna può avere diverse caratteristiche.
Qual è l’atto criminale più efferato che è stato maggiormente trattato dall’opinione pubblica?
Torniamo a parlare di donne. Cogne ultimamente, perché l’infanticidio è sempre una notizia molto forte. Quando scrissi “Assassine”, c’era ancora un pudore generale nei confronti delle madri assassine, anche il tanto parlare che si è fatto di Cogne c’è stato solo perché dietro a quell’uccisione vi era un mistero, se si fosse saputo da subito che era stata lei, la madre, a compiere l’atto non si sarebbe fatto tutto questo parlare. Chi pensava che la Franzoni di buona famiglia, dall’aspetto così normale potesse commettere un tale atto. Pensiamo anche al caso di Erika De Nardo e Omar, il delitto di Novi Ligure, assassini che hanno commesso un omicidio da giovanissimi, anche questo è un fenomeno tutto nuovo.
Qualcuno ipotizza che la Franzoni non ricordi di aver commesso il fatto di cui è accusata…
Non credo… certo molte donne rimuovono, ma sono donne confuse che non si rendono conto e poi tentano anche il suicidio. Annamaria Franzoni è stata sempre molto lucida, ha parlato spesso nelle trasmissioni televisive, non rispecchia affatto i casi che ho studiato. La sua a mio avviso, è una strategia.
Il delitto seriale esercita un certo fascino?
Il rischio emulazione c’è sempre sulle menti deboli, ma non è un rischio che arriva solo dalla tv, pensate ai giornali, ai videogiochi ormai violentissimi, ma sarebbe impossibile eliminare tutto e chi non concepisce di uccidere, non arriva tuttavia a uccidere per questo. Certo è che molti delinquenti prendono spunti dai telefilm stile C.S.I. perché i delinquenti oggi sono più astuti, lasciano pulite le scene di un crimine, eliminano le prove.
Come vede il futuro criminale della nostra società?
Sono pessimista per la società occidentale, mi rendo conto che la tv non propone modelli positivi, spesso ci sono dibattiti con risse, giovani che raggiungono il successo facilmente e quindi si instaura un incapacità di comprendere le difficoltà quotidiane. Oggi i ragazzi vanno in giro armati con i coltelli, dico che se non ci fossero i coltelli, tornerebbero a usare le mani come avveniva una volta, questo andrebbe più che bene. Ormai si uccide per motivi futili. Ci vorrebbe più disciplina televisiva, scolastica e familiare, se si va avanti così si ucciderà sempre più per motivi banali.
Non considera l’ipotesi che questi soggetti possano tenere nascosta la vera motivazione del loro atto?
Lo escludo perché sono tante le tecniche per analizzare con perizia psichiatrica questi soggetti, per esempio Erika aveva avuto il padre vicino ma ha massacrato il fratellino e la madre, Omar invece, il suo fidanzato, che movente aveva? Sono cose che emergono dalle analisi e poi se pensate che dopo aver ucciso vanno in discoteca… non hanno nessun motivo nascosto, ne sono certa...
Ha intrapreso questa carriera per aiutare le persone ad avere consapevolezza?
Lo faccio proprio per questo, non vado in trasmissioni dove c’è il chiacchiericcio o dove si specula su di un delitto, mi interesso di questi fenomeni per cercare di comprendere perché una persona arrivi a uccidere. Voglio che le persone acquisiscano consapevolezza.
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