Un'infanzia sempre più avvinazzata e violenta quella che popola il Nordest. Lo raccontano i media, lo segnalano le autorità. "Alcol, allarme alle elementari" titola Il Giornale di Vicenza del 21 aprile. La denuncia parte da Antonio Bassan che, in qualità di consigliere comunale di Thiene, riferisce di innumerevoli casi di bambini rientrati in aula al pomeriggio manifestando chiari segni di etilismo, dopo essersi scolati da soli mezzo litro di vino durante il pranzo di mezzodì.
L'allarme attualizza brutalmente la storia di Merendero, soprannome dato al giovanissimo alunno di una scuola media di Mestre, capace di andare in tilt l'etilometro portato dalla Motorizzazione Civile per una giornata sulla lotta contro le dipendenze. Come riferito dal Gazzettino di Venezia del 6 maggio 2004, Merendero, scelto per una dimostrazione del funzionamento della macchina temuta dagli automobilisti, soffia nel palloncino per fare clamorosamente schizzare verso l'alto il suo indicatore. Il valore segnato è 1,08 milligrammi di alcol per litro: come se alle dieci di mattina avesse già in corpo due pinte di birra o sei grappini alla prugna.
Tutta colpa delle merendine al liquore, consumate in quantità industriali dallo scolaro, precisano successivamente gli operatori, ma i dubbi rimangono, oggi rinvigoriti da quanto sta emergendo nel Vicentino. D'altra parte, dove non impazza la bottiglia, a dominare la scena può essere qualcosa di altrettanto devastante. "Wrestling in aula, bimba picchiata" si apprende dal Gazzettino di Belluno del 24 aprile, e andando a leggere c'è solo da chiedersi perchè. Come fosse facile comprendere il motivo per cui tre bambini di una scuola elementare obbligano una compagna di classe a fare da cavia per le mosse di wresling apprese durante ore e ore di combattimenti di lotta americana seguiti in Tv. Risultato: bimba presa a calci fino a vomitare, e famiglie convocate dalla
direzione didattica.
In questi giorni di sdegno mediatico per le sorti di Jaisha, la neroamericana ammanettata a 5 anni di età dalla polizia della Florida perchè faceva troppi capricci in classe, il Triveneto manda segnali altrettanto forti di un disagio sociale che non risparmia nemmeno i più piccoli. "Scolaro autistico nello sgabuzzino" informa Il Gazzettino di Treviso del 23 aprile. Di fronte al figlio di nove anni che "sconta" la propria grave forma di autismo rinchiuso assieme alla sua insegnante di sostegno in un magazzino di scope ("Così non disturba i compagni" è la spiegazione) i genitori si sentono costretti a cambiare città.
Impossibile dare torto a chi scappa da questa terra di orrori e sofferenze quasi inimmaginabili. Forse lo avrebbe fatto volentieri anche Michele Stevanato, che il 23 aprile è stato ucciso da un tumore, a 36 anni di età, non prima di avere denunciato quella vissuta da lui come una condanna a morte. "Io, vittima di quella maledetta discarica" racconta sulle colonne del Gazzettino di Venezia del 13 gennaio scorso, rivelando di sentirsi vicino a seguire la sorte di sette suoi coetanei, morti per lo stesso male dopo avere giocato assieme a lui in una discarica di sostanze inquinanti nell'abitato di Luneo. Grazie alla coraggiosa denuncia di Michele, l'Arpav inizia accertamenti i cui primi risultati parlano già di impressionanti quantità di arsenico, zinco e manganese scaricati a cielo aperto, dove i bambini degli anni Ottanta giocavano a rimpiattino. Con la morte.
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