Claudia Graziani ha intervistato Andrea Franco in occasione dell’uscita del suo nuovo romanzo 1849 (Delos).
Il tuo Giallo storico.
Si inizia con qualcosa difficile da spiegare! Mi sono avvicinato a questo genere per diversi motivi. Il giallo, innanzitutto, mi permette di creare situazioni complesse (non tanto il mistero, ma le relazioni tra i personaggi che devono “indagarsi”, cercare, conoscere, capire). Ma il mio non è un gioco a chi scopre il colpevole. È un viaggio nell’animo umano, per scoprire chi siamo, perché facciamo certe cose, come ci muoviamo. Il giallo è pensiero, riflessione, dubbio. La dimensione storica mi permette poi diverse cose insieme. Prima di tutto cercare di capire a fondo periodi lontani dal mio. Così facendo mi muovo nel passato e in altri luoghi in un modo che altrimenti, solo con studio e fantasia, non saprei fare. Allora ci metto i miei personaggi e li seguo, imparando il mondo passato. E poi, è un modo per indagare senza i mezzi oggi, la tecnologia estrema. I miei personaggi hanno solo la loro mente e questo li rende più interessanti, a mio avviso. Soprattutto per me che li “guido”. Da tutto questo nasce monsignor Verzi e la sua Roma. Roma che è nata, nella mia idea di narratore, scrivendo proprio “1849”. Questo giallo è poi qualcosa di molto più complesso. È la storia di una città, di un sentimento (l’Italia), di emozioni umane, di morte e tanto altro. C’è tanto, almeno nelle mie intenzioni.
L’evoluzione della tua scrittura.
Impossibile da definire. Un percorso iniziato più di venti anni fa (proprio in questi giorni ho ritrovato il mio primo raccontino di fantascienza) e che non avrà mai fine. Oggi posso solo dire che ho una consapevolezza differente che in passato. Conosco i miei mezzi e so come usarli. Quando trovo dei limiti li riconosco e so affrontarli. Saranno i quaranta che bussano alla porta, sarà la sicurezza (mai completa) dei risultati ottenuti, non so. L’unica cosa che so è che lavoro ogni giorno per migliorare la mia scrittura e la mia capacità di riempire nel modo migliore una pagina bianca con delle emozioni.
La fase più delicata nella stesura di questo romanzo.
L’incastro di tutti gli eventi, quelli storici con quelli inventati, la necessità di costruire un impianto sulle date e i momenti fondamentali della guerra. È stato molto difficile, un lavoro costruito giorno dopo giorno. Prima di poter scrivere anche una sola parola ho dovuto studiare per settimane. Una fatica meravigliosa.
Perché hai scelto proprio il 1849?
Cercavo un’idea e sono andato in libreria, reparto “Storia”. Ho trovato un bellissimo saggio sull’assedio di Roma del 1849 e l’ho comprato. Ho iniziato la lettura senza fare progetti, solo per imparare. Ho scoperto una storia che andava necessariamente raccontata. Quei tre mesi sono incredibili. Sarei voluto tornare indietro nel tempo per combattere tra le mura di Roma. Non potevo farlo, allora ho deciso che lo avrei raccontato.
Hai scritto di ogni genere, quali tra essi preferisci?
Non è facile rispondere. In altri momenti della mia vita avrei dato risposte diverse. Oggi ti dico il giallo/thriller storico, senza dubbio. Ed è proprio quello che sto facendo ultimamente, infatti, con “L’odore del peccato” (e il seguito che sto ultimando) e “1849”.
Volendo usare le tue parole, una“tragicità tipica dell’Urbe”guida e influenza i personaggi dell’epoca, o sono proprio questi ultimi a indicare la strada?
L’una e l’altra. Roma è un grande personaggio, dopotutto, al pari di Mazzini, Garibaldi e tutti gli altri. Ha una sua identità, forte, contraddittoria, unica. La Storia non è un personaggio o un luogo. E tutto in un quadro unico. E in questo modo va analizzata e vissuta. E, con difficoltà, raccontata. Per questo il romanzo è complesso e vive di molte fasi diverse, perché era necessario fare arrivare tutto quello che era chiuso tra le mura dell’Urbe.
Nella trama ci sono personaggi fedeli alla storia, altri meno;questi ultimi mostrano personalità non ben definite, ambigue. A tuo parere, invece, quanto c’è di reale nei personaggi inventati?
Forse sono più reali degli altri. I personaggi storici li ho studiati e in qualche modo ho cercato di non uscire da certe linee. Tutti gli altri rappresentano quello che conosco direttamente, persone e sentimenti. Mazzini non so chi sia. Luciano lo conosco molto bene.
Mazzini e Papa Pio IX. Potere politico l’uno, potere spirituale l’altro.
Non coesi, ma divisi e contrapposti nelle vicende della “seconda repubblica. Passano gli anni, ma non i fatti: ora, come allora, ciascun potere viaggia sul proprio binario?
Era così nel 1849, è così oggi. È sempre stato così. È il grande gioco dei poteri forti, quelli che dominano tutti gli altri. Interessi e potere, soldi. Possiamo tornare indietro di duemila anni e non cambia nulla. Sarà così anche nel futuro, quando la galassia sarà completamente colonizzata dai nostri discendenti.
Sullo sfondo del Risorgimento, figure importanti a confronto: Giuseppe Garibaldi e Goffredo Mameli, che rifletterono in pieno il cambiamento dell’Urbe.
La storia dell’Unità d’Italia è piena di personaggi grandiosi. Ma se andiamo a fondo, scopriamo che ognuno la vedeva in modo diverso. Anche Mazzini e Garibaldi non erano allineati. Mameli, poi, era solo un ragazzino quando è morto per questo grande ideale. Però, come molti personaggi storici è stato doveroso farlo partecipare al romanzo. L’ho detto, è la storia globale, non di un personaggio, ma di tutto e tutti. La città (e l’Italia) stava cambiando. Garibaldi è andato a salvare la patria altrove, Mameli è morto per una sciocca ferita. Ma ci ha lasciato un inno che ci ha uniti in modo speciale.
Cosa rimproveri alla personalità di Papa IX?
Non gli rimprovero nulla. È il papa con il pontificato più lungo. Ha promesso e a volte ha mantenuto. Ha saputo gestire un potere che era in forte calo, con una furbizia che forse molti non gli attribuivano. È stato un buon politico, che ha saputo curare i propri interessi. Che poi un papa debba fare tutt’altro, è un’altra questione. Ma non l’ho inventate io queste contraddizioni, mi limito solo a raccontarle!
Guerra, delitti, passione.
Un cocktail di ingredienti non facile da combinare, ma tu sei riuscito egregiamente nell’impresa. Una coesione voluta, studiata e condivisa o un risultato inaspettato?
Grazie, davvero! Fin dall’inizio avevo in mente qualcosa di preciso: raccontare una grande Storia (l’assedio di Roma) emozionando i lettori sia con la passione del risorgimento sia con la sofferenza e le vicende di persone normali, come tutti noi. Guerra, delitti, passione. Volevo che ci fosse tutto questo fin dall’inizio, per questo ho tripartito il romanzo in tre blocchi: la storia politica, quella militare e le vicende del popolo. Era l’unico modo che vedevo per poter raccontare questa storia.
Consigli per chi volesse cimentarsi nella stesura di un giallo storico?
Studiare bene quello che si vuole raccontare e immergersi nelle atmosfere. La Storia può essere una grande emozione, se si trova il modo giusto di raccontarla in un romanzo ben strutturato. E poi, curare bene i personaggi, reali e non. Sono loro la vera anima di ogni storia che raccontiamo.
Progetti per il futuro?
Continuare a scrivere romanzi su monsignor Verzi, dedicarmi con maggiore tempo allo studio e trovare lo spunto per un altro romanzo storico, per una nuova sfida con me stesso.
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID