Pacificata l’Algeria la Francia espande il suo impero coloniale. La Legione è in prima linea. I suoi uomini partecipano attivamente la campagna del Tonchino che si rivelerà solo una prima tappa di una lunga epopea di sangue e onore.
I francesi erano già presenti in Indocina da diverso tempo, ma solo nel 1874 avevano concluso dei trattati commerciali con il governo annamita per favorire una penetrazione europea che sarebbe andata a vantaggio di tutti. Il vero problema era rappresentato da una casta di mandarini corrotti e legati all’impero cinese che, dallo Yunnan, cercava di imporre la propria egemonia sul territorio e non guardava certo con favore un ingresso in scena di una potenza occidentale. Di fatto il trattato del ’74 era rimasto senza applicazione.
Per darvi un seguito concreto Parigi decise di inviare un contingente di 600 uomini comandati dal capitano di vascello Henri Riviére. La situazione si fece subito difficile. Bande di briganti e pirati, equipaggiati dai cinesi e sostenuti dai mandarini corrotti, scatenarono una guerriglia. In particolare una società segreta nota come i “Padiglioni neri” si mostrò così aggressiva che nel 1883, Riviére fu catturato e giustiziato. A quel punto la nuova repubblica decise di intervenire in maniera più massiccia. Tra le truppe inviate in oriente, c’era anche la Legione.
La prima azione bellica fu diretta contro i principali capisaldi cinesi costituiti dalle cittadine di Son Tay e Bach Ninh. Postazioni importanti per il controllo di una delle principali arterie commerciali del paese, il Fiume Rosso. La legione comincia qui la sua campagna con una sorprendete vittoria a Son-Tay, dove 500 francesi mettono in fuga 25.000 cinesi, infliggendo una sonora batosta ai “Padiglioni Neri”.
Presto vengono stabilizzate le fortezze di Hung Hoa e di Tuyen Quang. Tuttavia la resistenza è ben lungi dall’essere domata e i cinesi si dimostrano determinati a proseguire i combattimenti. Nuovi battaglioni arrivano dalla Francia ma, all’inizio del 1885, la cittadella di Tuyen Quang resta isolata sul delta del Fiume Rosso e accerchiata dai cinesi. L’accerchiamento è degno di una delle grandi battaglie del passato sul territorio europeo. A sette riprese gli assalti si ripetono e ormai allo stremo delle forze, le difese francesi vengono lacerate da tre brecce. È solo nel marzo del 1885 che i 600 legionari e le truppe locali fedeli alla Francia possono essere evacuati. La situazione diventa presto preoccupante. Nel corso del 1885 la Francia si trova impegnata in una vera e propria guerra con un esercito regolare: l’armata cinese, intervenuta ormai a sostenere la guerriglia dei pirati del fiume e dei “Padiglioni Neri”.
Per alleviare la pressione del nemico la Francia stringe un blocco navale
intorno a Formosa. Il 4° battaglione del 2° Reggimento partecipa anche a un tentativo di sbarco sulle coste dell’isola che, tuttavia, fallisce. Nel Tonchino, il comando supremo decide di passare all’azione diretta, attaccando la roccaforte di Longsan, situata sul confine con la Cina. Operazione difficile, giacché il territorio è montagnoso e coperto da fitte foreste pluviali. Fango e piogge aspettano il 2° e 3° battaglione della Legione, di supporto al 4° battaglione di montagna.
Malgrado ciò a metà febbraio la cittadina è conquistata e i Legionari si spingono ancora un po’ più a nord. Le fortificazioni di frontiera con la Cina vengono distrutte. Raggruppate e riorganizzate le truppe francesi partono proprio da Longsan per un’operazione preventiva nella regione di Bong Bo. L’iniziativa, però, si scontra con il territorio ostile che il nemico conosce bene e ha disseminato di trappole, nascoste nella foresta. La spedizione è ben presto costretta al ritiro. I cinesi non sono disposti ad accettare lezioni a casa propria. A fine marzo lanciano un grande attacco per riconquistare Longsan.
Minacciati da forze soverchianti i francesi devono lasciare le fortificazioni e ripiegare sul delta del Fiume Rosso. È durante questo periodo che viene bandito un cessate il fuoco che condurrà all’inizio di nuovi negoziati tra Cina e Francia. Con il primo di aprile e il trattato di Tieng Sing, le ostilità con la Cina cessano. I Legionari restano nella zona, ormai contro di loro ci sono solo truppe locali e banditi del fiume. A questo punto la Legione impiega la tattica cosiddetta a macchia d’olio, per ottenere il controllo della regione. Le truppe si concentrano in una zona relativamente ristretta, lavorando con il doppio scopo di renderla sicura dai banditi e guadagnare il favore della popolazione.
Una volta raggiunti questi obiettivi, lasciano a truppe locali il compito di assicurare l’ordine e la tranquillità e passano al quadrante successivo. Strategia che si rivela ben presto vincente e contribuisce a creare un legame di amicizia tra francesi e vietnamiti che, malgrado le sanguinose guerre della metà del secolo successivo, permangono anche oggi, come ho potuto riscontrare in un recente viaggio nel Vietnam del nord. La Legione diventa così una sorta di “sentinella” del Indocina, ruolo che ricoprirà puntualmente e con successo sino al 1909, conducendo campagne di varia intensità soprattutto contro pirati e briganti.
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