Giampiero Guerra, esperienze da reporter “in prima linea”, inguaribile amante delle donne, ha firmato con diversi pseudonimi sceneggiature, saggi e opere letterarie di successo. Vive e lavora spesso all’estero, ed è proprio da molto lontano, da un remoto internet point ai confini del Laos, che ci manda via mail questa breve intervista.
Che genere di narrativa d’azione ti ha ispirato per scrivere Sex Force?
Sono un vecchio lettore e collezionista di polar e spy-story francesi, anche popolari come il SAS di De Villiers, che sono solito leggere sia in lingua originale che nelle ottime traduzioni italiane, forse le migliori fra quelle di cui ha goduto il prolifico scrittore, scomparso di recente. E leggo autori “duri”, come Lansdale, Willoks, Gishler, Stark, Vachss. All’atmosfera e al ritmo del vecchio noir americano amo vedere coniugati elementi di forte realismo, anche nelle scene di violenza e di sesso. Voglio che mi restituiscano un’esperienza “forte”, di sapore letterario ma anche cinematografico. La stessa esperienza che provo a far vivere ai miei lettori.
Nel campo dell’hard puro e duro cinematografico hai dei punti di riferimento?
Ebbene sì, lo ammetto: sono un estimatore dell’hard “ingenuo” degli anni 70 e 80, che puntava ancora su storie, musiche e atmosfera. Registi che hanno fatto la storia, come Gerard Damiano, Joe D’Amato, Pierre B. Reinhard, attrici come Tanja Fox, Marilyn Jess, Annette Heaven... Era un altro hardcore, certo, e ancora oggi lo preferisco a quello più atletico, muscolare e prestazionale dei nostri giorni. Ma sto invecchiando, capisco che il mondo è andato avanti e a quel tipo di erotismo non si tornerà.
Ritieni che gli ingredienti di una bella spy story siano imprescindibili anche in una serie erotica al maschile?
Assolutamente. L’immedesimazione in una storia dà peso e valore anche alle sue componenti erotiche, che non devono essere fini a sé stesse, ma ben inserite nel racconto. Altrimenti il fruitore farebbe un “avanti veloce” fra le righe, per gustarsi solo queste ultime. Il gioco sta proprio nel costringerlo a rallentare, e vivere un’esperienza di lettura molto più ampia e coinvolgente, “dentro” la storia. È uno sporco gioco, d’accordo, ma sospetto che se riesce nessuno verrà mai a lamentarsi.
Ora vi devo lasciare, ho rotto il portatile e c’è una fila di laotiani nervosi che aspettano il proprio turno a questo PC.
Peace and Love, dunque. Testo “send” e alla prossima!
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