Laboratorio mortale (The Hades Factor), fu uno dei primi romanzi usciti in seguito al decesso di Robert Ludlum, celebrato maestro della spy story internazionale, all’inizio degli anni 2001. Fu il primo firmato apertamente con un altro autore, nel caso specifico Kyle Mills già noto per Rising Phoenix (1997) e Lords of Corruprtion (2009). Dal primo romanzo fu tratto poi con molte libertà uno sceneggiato televisivo con Stephen Dorff e Mira Sorvino che pareva più ispirato da 24H che dal romanzo.
L’idea della serie Covert One, non facciamo fatica a crederlo, può anche essere stata frutto della fantasia di Ludlum. Un’agenzia segreta che risponde solo al Presidente degli Stati Uniti Castilla (di origini ispaniche) tramite Fred Klein, spymaster d’eccezione ma si serviva di un ufficiale medico Jon Smith vero eroe del ciclo.
Il terrore all’epoca diffusissimo, delle armi batteriologiche era un ottimo spunto. Quando lo lessi me ne rallegrai, perché Mills aveva saputo ricatturare quell’atmosfera da cospirazione globale dei primi Ludlum e, purtroppo, persa negli ultimi. Da allora la serie ha prodotto dieci episodi tutti pubblicati in Italia sui quali si sono cimentati molti autori, anche con registri differenti.
L’idea di base era il rapporto tra Smith e Randi Russell, agente della CIA e sorella della fidanzata del dottore, costretti a collaborare malgrado le reciproche diffidenze. La sorella di Randi infatti veniva infettata nel corso del primo episodio. La frattura tra Jon e Randi, malgrado una non celata attrazione, diventava incolmabile, aggravata dal fatto che la giovane ignorava la qualifica dell’agenzia Covert One del dottore. A loro si univano un agente delle SAS, uno strambo mago del computer e tra alti e bassi la serie ha sempre proposto episodi ad alta tensione.
The Utopia Experiment (2013) è l’ultimo uscito e presto lo vedremo tradotto anche in Italia. Il nono The Janus Reprisal dovrebbe essere già sugli scaffali delle librerie.
Vi sembra di avvertire una certa freddezza nelle righe che scrivo? Avete ragione. Purtroppo da un paio di episodi a questa parte il franchising Ludlum mi lascia sempre più perplesso. Se ormai le vicende scritte da Van Lustbader (che rimpiangiamo dai tempi delle sue avventure orientali) sono ormai lontanissime non solo dalla serie originale ma anche dal reboot cinematografico, anche Covert One sta subendo qualche battuta d’arresto.
Forse la specificità del campo di indagine, la lotta alle minacce biologiche, ne hanno condannato la continuità a una serie di ripetizioni non sempre geniali (anche se alcuni episodi come Incidente artico restano memorabili), forse il lettore si aspettava che i rapporti tra i personaggi si evolvessero. Invece siamo sempre ai battibecchi tra Randi e Jon e anche se la ragazza è entrata nella Covert One, tutto è rimasto immobile. Già il fatto che il presidente Castilla sia sempre al suo posto dopo dieci anni la dice lunga.
Questo episodio ha, per la verità, uno spunto interessante. Il lancio sul mercato di un prodotto chiamato merge, una sorta di computer che interagisce con la mente umana sostituendosi quasi al cellulare tramite impianti nel cranio di chi se ne serve. Al centro della vicenda la problematica sull’effettivo vantaggio di una tecnologia ormai inarrestabile contro il “fattore umano”. E ci sta bene anche che le applicazioni militari inizialmente riservate agli eserciti occidentali (per definizione nella spy story anglosassone portatori di pace) vengano venduti a tutti. Così mentre Jon è occupato tra congressi e test per la difesa, Randi scopre che in Afghanistan delle prove già sono state fatte su ignari montanari, poi cancellati da mercenari la cui abilità è implementata artificialmente.
Il soggetto di per sé non è male, ma sono le oltre 400 pagine che lo rendono ostico al lettore che si perde tra troppe riunioni e sequenze d’azione che, benché ben descritte, assomigliano troppo a videogames.
Forse il punto è proprio questo. Sembra che i libri siano scritti con l’idea di trarne dei giochi a più livelli, in cui conta solo l’atto di inquadrare, sparare, evitare la trappola grazie alla tecnologia mentre il sano vecchio intrigo si è parso. Alla fine il fattore umano resta irrinunciabile.
Romanzi del ciclo Covert One
1. Laboratorio mortale (The Hades Factor, 2000) di Gayle Lynds (Rizzoli 2000) traduzione di Alessandra Guccini e Chiara Montanari
2. Cassandra Compact (The Cassandra Compact, 2001) di Philip Shelby (SuperPocket 2003) traduzione di Piero Spinelli
3. L’alleato (The Paris Option, 2002) di Gayle Lynds (Rizzoli 2005) traduzione di Paola Bertante
4. Codice Altman (The Altman Code, 2003) di Gayle Lynds (Rizzoli 2006) traduzione di Fabrizio Pezzoli
5. Lazarus Vendetta (The Lazarus Vendetta, 2004) di Patrick Larkin (SuperPocket 2008) traduzione di Fabrizio Pezzoli
6. Il vettore di Mosca (The Moscow Vector, 2005) di Keith Farrell e Patrick Larkin (Rizzoli 2009) traduzione di Valentina Ricci
7. Incidente artico (The Arctic Event, 2007) di James H. Cobb (Rizzoli 2010) traduzione di Marta Codignola
8. Il dio della guerra (The Ares Decision, 2009) di Kyle Mills (Rizzoli 2012) traduzione di Paola Vitale
9. Il potere di Giano (The Janus Reprisal, 2012) di Jamie Freveletti (Rizzoli 2013) traduzione di Barbara Porteri
10. The Utopia Experiment (2013) di Kyle Mills
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