La notte dell’Aquila (The Eagle Has Landed, 1976), un grande film di spionaggio bellico tratto da un romanzo di Jack Higgins (Mondadori 1976) che di questo particolare filone è maestro. Dirige John Sturges con sobrietà e vigore.
Michael Caine (sempre elegantissimo con qualsiasi uniforme) è il colonnello Steiner dell’esercito tedesco. Di ritorno dal fronte russo con la sua pattuglia di fedelissimi rischia la vita per salvare una ragazzina dalle truci SS. Non solo non ci riesce ma, per punizione, viene mandato in un’isoletta dell’Atlantico a svolgere missioni suicide con i suoi uomini. Quasi la corte marziale e un’aspettativa di vita di pochi mesi. Però con poche scene stabiliamo subito che, pur tedesco, non è un nazista. Così come il co-protagonista Donald Sutherland, patriota dell’IRA collaborazionista dei tedeschi nella speranza di un’Irlanda libera e unita, non è un traditore.
A ben guardare neanche il terzo importante personaggi tedesco è negativo. Il colonnello Radl (Robert Duvall con tanto di benda sull’occhio) è un soldato, un patriota. Quando vede la possibilità di realizzare effettivamente un folle piano concepito da Hitler per rapire Churchill, decide di tentare la sorte e chiama Caine e Sutherland per attuarlo. Va da sé che è un piano destinato al fallimento. Ci si mette anche un Donald Pleaseance sopra le righe nel ruolo di Himmler ad autorizzarli fingendo di fornire loro autorizzazioni ufficiali che invece non esistono.
Per una serie di sviluppi imprevisti il gruppo verrà sterminato e Duvall finirà ingloriosamente fucilato su una spiaggia. A ben vedere Churchill neanche c’è, si tratta di un sosia. Il vero leader britannico è a Teheran con Roosevelt e Stalin a dividersi il mondo, la Germania ha perso. Prima che tutto ciò accada però seguiamo la missione nelle sue varie fasi.
Caine divide qui il ruolo di eroe con un giovane Sutherland che trova il tempo di fare conquiste (rubando il cuore alla graziosa Jenny Agutter) e delineando un personaggio sfrontato che sembra l’opposto dell’Ago, la spia che interpreterà anni dopo dando vita a un grande personaggio di Ken Follett in La cruna dell’Ago. Qui tutto va in rovina per un eccesso di eroismo che, se è poco credibile nella realtà, funziona benissimo sullo schermo.
I paracadutisti tedeschi rifiutano di mascherarsi da collaborazionisti polacchi. Sotto la mimetica degli alleati portano l’uniforme della Wermacht. Capita che, per salvare una bimba finita nella gora di un mulino, un soldato muoia e rimanga attaccato alla ruota. La gente accorsa vede l’uniforme e a Caine non resta che prendere in ostaggio l’intero paese sino all’arrivo di Churchill. Qui poi la vicenda si complica con alcuni tipici meccanismi della spy story con agenti e contro agenti, informazioni e allarmi da trasmettere in corsa contro il tempo.
Troviamo un Larry Hagman (il J.R. di Dallas) nei panni di un ufficiale della riserva cialtrone e pasticcione, infatti ci rimetterà la pelle. Il suo secondo però, Treat Williams ancora quasi sconosciuto, riesce però a dare l’allarme e a incarnare il marine coraggioso e vincente. Da questo punto in avanti la storia si risolve in un combattimento urbano ben reso. Caine e Sutherland potrebbero fuggire coperti dai compagni che si sacrificano volentieri per coprire loro le spalle. Nessuno dei due però vuole lasciare l’Inghilterra. Bene fanno perché la lancia che deve ripescarli finisce incagliata e maciullata dal fuoco inglese.
Sutherland si dà alla macchia ma non prima di aver lasciato uno struggente biglietto d’amore alla giovane che, innamorata di lui, ha persino ucciso per coprirlo. Caine invece, è fedele al suo compito sino alle estreme conseguenze. Riuscirebbe anche a portare a termine la missione. Spara infatti alla controfigura di Churchill e muore colpito dai proiettili alleati convinto di aver eseguito gli ordini. Ma la storia non si cambia, neanche nei più audaci film d’avventura. A meno di non chiamarsi Tarantino... qui però siamo a un livello di realismo che esclude ogni ucronia.
Un ottimo film anche a distanza di molti anni. La trama spionistica è sottile ma ben svolta, gli attori tutti in parte e il racconto procede spedito e avvincente per oltre due ore.
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