Forgiato nella jungla del Vietnam, dopo aver perso la famiglia ha iniziato una personale guerra in patria contro la criminalità in generale e la mafia in particolare. No, non stiamo parlando di Frank Castle, il Punitore, bensì di alcuni eroi della letteratura pulp anni Settanta che poi sono stati fusi nel celebre Punisher dei fumetti Marvel.
Mack Bolan, l’Esecutore - nato dalla penna di Don Pendleton - è sicuramente un personaggio letterario ben presente nella mente di Gerry Conway quando, nel febbraio del 1974, inventa uno strano personaggio per arricchire una variopinta avventura della testata Amazing Spider-Man. Nel tentativo di sbarazzarsi dell’Uomo Ragno, il perfido Sciacallo nel numero 129 del fumetto assolda un killer di ghiaccio che si fa chiamare il Punitore.
Ovviamente questi nomi italiani si devono al fatto che il nostro Paese traduceva diligentemente i nomi di ognuno delle centinaia di strani personaggi che i comics americani creavano (e creano) a getto continuo, così quando il 14 gennaio 1976 appare in Italia il n. 49 del fumetto L’Uomo Ragno (lire 300!) campeggia in copertina il titolo Il giustiziere. Perché tradurre “Punisher” prima con Giustiziere e poi, nella storia all’interno, con Punitore? Forse perché la storia originale si chiama The Punisher strikes twice, e quindi bisogna colpire due volte? La curiosa doppia nomenclatura viene “sistemata” nel dicembre del 1980 quando L’Uomo Ragno Gigante n. 54 ribattezza la storia Il Punitore colpisce!, ma per avere questa scritta in copertina e rispettare l’originale bisognerà aspettare il febbraio del 1994 e la ristampa L’Uomo Ragno Classic n. 37: finalmente il Punitore sarà scritto anche in copertina.
«La mia prima idea per il personaggio è che dovesse essere di contorno - racconta Conway alla fine del 2011 a James Hoare (su Scifinow.co.uk). - Doveva essere una comparsata di un solo numero, ma una volta sviluppata la storia scoprii che... mi piaceva! Mi piaceva il fatto che fosse sia irrazionale nella sua metodologia che morale nei suoi obiettivi. [...] A quel tempo in America si era in pieno fenomeno culturale con Il giustiziere della notte, il personaggio dell’Executioner e “Dirty” Harry [Callaghan]: l’idea cioè di un outsider che combattesse contro il sistema. Pensai che fosse interessante se un personaggio simile fosse elaborato per scontrarsi con Spider-Man».
Come dicevamo, Mack Bolan l’Esecutore nel 1974 era già un apprezzato personaggio che stava facendo gongolare la Beeline Books: proprio dal desiderio di questa casa di sfidare la concorrente Bantam (che vantava eroi del calibro di Doc Savage e Nick Carter) che nel 1969 nacque l’Executioner, eroe senza super poteri o super amici o armi con nomi propri. Bolan era un eroe “moderno”, che parlava del Vietnam e di armi vere, che affrontava criminali veri e non pazzi che volevano conquistare il mondo. Attirò una fetta di pubblico che non si riconosceva più nella formula dei pulp di inizio Novecento, ed anzi voleva sempre più storie che rispecchiassero quelle dei film di “Dirty” Harry Callahan (in Italia, l’ispettore Callaghan) dal 1971 al cinema.
Nel 1973 Peter McCurtin - che firmava Frank Scarpetta le sue apprezzate storie di mafia - presenta due avventure di un Bolan-clone: Philip Colombo, il Tiratore Scelto (Marksman in originale). Un giustiziere solitario che passa la vita a mandare i mafiosi nella tomba, senza preoccuparsi quanto duro e doloroso sia il trapasso. Lo stesso anno McCurtin battezza anche Robert Briganti, l’Assassino: guerra alla mafia, anche qui portata avanti da un giustiziere solitario. Il Punitore nasce da questi illustri parenti, ma all’inizio assomiglia di più ad un “figlio ribelle”.
«Io uccido solo quelli che meritano di essere uccisi, Sciacallo»: così l’uomo che in futuro sapremo chiamarsi Frank Castle risponde al suo committente nella prima pagina dove appare, e visto che in quel periodo l’Uomo Ragno è stato ingiustamente accusato di essere un criminale, il Punitore si sente giustificato nel cercare di ucciderlo. «Non è una cosa che faccio volentieri... ma devo farla - è la criptica giustificazione di Frank davanti all’Arrampicamuri. - E non ho nulla da perdere a rischiare la mia vita dando la caccia a dei parassiti come te!»
Nelle prime storie il Punitore non dà spiegazioni: arriva dal nulla, spara pochissimo e quasi mai colpisce il bersaglio, scambia due battutine con l’Uomo Ragno e se ne torna nel nulla. «Mi vuoi spiegare tutto questo? - chiede lumi il Tessiragnatele. - Hai detto che eri un marine... perché ti sei cacciato in questo affare?» La risposta è lapidaria: «Sono affari miei, questi... non tuoi! Forse quando sarò morto tutto questo avrà un significato».
Tutina nera aderente su corpo scolpito dai muscoli, enorme teschio bianco sul petto, viso duro e ciglia folte in un aspetto palesemente italo-americano, il Punitore non dice altro e scompare.
Già torna il successivo agosto, di nuovo convinto che l’Uomo Ragno sia un criminale, e Amazing Spider-Man n. 135 lo vede alla fine scusarsi con l’Arrampicamuri per aver di nuovo tentato di ucciderlo. Shot-Out in Central Park - che arriva in Italia il 3 giugno 1976, Sparatoria a Central Park, ne L’Uomo Ragno n. 159 - vede Spidey e Frank combattere fianco a fianco contro il perfido Tarantula, e per la prima volta scopriamo una delle peculiarità del Punitore: il minuzioso lavoro di intelligence che lo contraddistinguerà fino agli anni Novanta.
«Ho usato questa stanza abbandonata come mia base segreta, raccogliendo informazioni, seguendo delle tracce». Frank non è solo un action man che se ne va in giro tutto armato a sparare a caso: studia a fondo (non si sa bene con quali mezzi) le vittime che “punta” e si muove solo a colpo sicuro. È un’importante distinzione per far capire che non è un pazzo maniaco che parla da solo iniziando ogni frase con «Giornale di guerra numero...» - come in seguito più d’una volta verrà ritratto - né un esecutivo manovrato e guidato da qualcuno più in alto, come alcuni eroi letterari dell’epoca. (Lo stesso Mack Bolan non usava fare ricerche, e per un periodo è stato affiancato da altri personaggi fissi che lavoravano al posto suo: lui doveva solo andare dove gli dicevano e fare piazza pulita!)
La trovata del Punitore esperto di intelligence funziona, e nell’aprile 1975 addirittura il nostro eroe si presenta con un furgone super-tecnologico e una base d’appoggio piena di apparecchiature futuristiche. L’edizione originale - il numero speciale 4 del Giant-Size Spider-Man - dà al personaggio l’onore di essere affiancato al titolare nella copertina, con carattere solo leggermente più piccolo: leggiamo così per la prima volta Spider-man and the Punisher. La storia vanta un confuso e chilometrico titolo - To Sow the Seeds of Death’s Day (Spargere i semi del giorno della morte) - ma l’edizione italiana del 16 dicembre 1976, L’Uomo Ragno n. 173, fa un regalo al buon Frank e addirittura scrive in copertina un apocrifo Il ritorno del Punitore.
Sono i primi segni che il personaggio sta riscuotendo successo anche da noi, che la Punizione sta per arrivare... deflagrante.
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