Arriva oggi nei cinema italiani il film Contraband, ma è solo la fine di un viaggio: ripercorriamolo.
Reykjavík-Rotterdam (2008) - distribuito in DVD italiano dalla Terminal Video - è un film islandese diretto dal regista televisivo Óskar Jónasson, che è anche co-sceneggiatore insieme al romanziere Arnaldur Indriðason, celebre autore delle storie del commissario Erlendur Sveinsson (i cui libri, come il recente Cielo nero, sono tutti editi in Italia da Guanda). I due autori di Reykjavík creano un noir avvincente e “sporco”, che alterna violenza e thriller a momenti di innegabile umorismo. Un film europeo che nulla ha da invidare alle grandi produzioni statunitensi (anzi, forse qualcosa addirittura da insegnare).
Kristófer è il classico sbandato che cerca di rigare dritto. Fondamentalmente è un contrabbandiere che, dopo un po’ di galera per un colpo finito male, sta cercando di rimanere pulito con moglie e due figli. Ma la povertà e l’umiliazione di essere sempre considerato un poco di buono lo spingono a tentare un ultimo grande colpo: si imbarca su una nave battente bandiera islandese e organizza un colpo per l'arrivo a Rotterdam. Non c'è bisogno di dire che gli imprevisti sono tanti e che le cose non andranno come pianificate.
Questo noir islandese non punta sull'originalità della storia, ma sul fatto di saper presentare in modo fresco e addirittura divertente una storia già vista. Le claustrofobiche ambientazioni a bordo della nave, il gelido Mare del Nord, la rozzezza dei volti dei protagonisti, tutto concorre a fare di Reykjavík-Rotterdam un film davvero apprezzabile. Non solo, anche un titolo da concorso: nei due anni successivi all'uscita, infatti, la pellicola è stata presentata a concorsi e festival fra Europa e USA. Da Stoccolma a Palm Springs, dal Festival di Rotterdam a quello di Göteborg fino a quelli di Portland e Seattle, si può dire che il film abbia navigato molto di più della rotta che racconta la storia. (Anche se gli unici premi vinti sono quelli dell'islandese Premio Edda, assegnati per la regia, montaggio, musica, sonoro e sceneggiatura.)
Visto che il film islandese non prevede alcun costo se non quello di uno scenario a bordo di una nave, sembra nato perché il cinema statunitense (alla canna del gas da parecchi anni) se ne impadronisca. Così con una curiosa operazione Baltasar Kormákur, il bravo attore protagonista di Reykjavík-Rotterdam, viene chiamato a fare il regista di Contraband, il remake statunitense arrivato oggi nelle sale italiane.
Con un budget di 25 milioni di dollari e una co-produzione USA-Francia-Gran Bretagna, Contraband (2012) punta molto sugli “accessori”: mette cioè in campo attori di serie A. (Forse per cercare di attirare spettatori?)
Kristófer diventa Chris ed è interpretato dal bravo Mark Wahlberg, che vede al suo fianco ottimi nomi come Kate Beckinsale (nel ruolo della moglie), il prolifico Giovanni Ribisi (nel ruolo del cattivone) e il talentuoso Ben Foster (nel ruolo dell'amico a terra). In un piccolo ruolo troviamo anche Robert Wahlberg, meno noto rispetto ai suoi due celebri fratelli attori.
Curiosamente la sceneggiatura di Jónasson e Indriðason viene “filtrata” e rimaneggiata dallo statunitense Aaron Guzikowski, giovane esordiente assoluto che ha già fatto il “colpo grosso” vendendo alla Alcon Entertainment la sceneggiatura originale del film Prisoners, che sarà presto un vengeance movie con Hugh Jackman.
Dimentichiamoci di Kristófer, squattrinata guardia notturna che vive una vita di stenti per chiudere i conti con un passato criminale finito male: Chris è il classico “povero cinematogrifico” che vive alla grande, che installa sistemi di allarme perché vedere il proprio padre in galera gli ha fatto capire che doveva mettere la testa a posto. Attenzione, però: Chris non si sporcava le mani con il contrabbando di sostanze varie, bensì - insieme al suo miglior amico Abney - contrabbandava Ferrari! Invece di un angusto e squallido monolocale, Chris vive in una casa con non si sa quante stanze, e non parliamo di una città fredda e algida come Reykjavík: il film è ambientato in una assolata New Orleans piena di colori e di blues. (Una scelta sicuramente dovuta al tentativo di risollevare quella sfortunata città, distrutta da un ciclone alcuni anni fa.)
Quando il fratello sbandato della moglie finisce nei guai per un carico di cocaina perso, Chris deve tornare alla vecchia vita per un ultimo colpo: contrabbandare banconote false con Panama City, su una nave-merci pulita e piena di comfort: altro che lo sporco e rozzo cargo dell'originale!
«Grazie per quello che fai» è la benedizione della moglie: strano, nell'originale Íris fa di tutto per impedirglielo, e lo avverte che non lo verrà a trovare in prigione, se le cose andassero male.
Contraband è in tutto e per tutto il classico remake statunitense: un film ben fatto e un prodotto ben confezionato, ma in realtà una copia-carbone dell'originale. Le uniche modifiche apportate a Reykjavík-Rotterdam sono quelle apportate per farne un film fuori dalla realtà, di ricchi che si lamentano di essere poveri e di storie di mala sguaiata ed esagerata che tanto piacciono al pubblico. Dell'umanità del film islandese o anche solo del suo inaspettato umorismo si è persa ogni traccia, ed è davvero un peccato.
Una curiosità. Baltasar Kormákur non è l'unico del cast originale ad essere stato chiamato: troviamo Ólafur Darri Ólafsson (islandese ma nato nel Connecticut) a ricoprire lo stesso ruolo di complice del protagonista, sia nell’originale che nel remake, e al montaggio troviamo la stessa Elísabet Ronaldsdóttir, già vincitrice del Premio Edda.
Il film è distribuito in Italia dalla Universal Picture.
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