Ho aspettato a lungo prima di scrivere questa scheda sul fumetto spy dedicata allo Sconosciuto. Perché... i motivi sono diversi.

Prima di tutto il grande affetto che nutro ancora per il Maestro, i ricordi dei nostri rapidi incontri in redazione presso Granata Press all’inizio degli anni ’90. La sua estrema modestia e cortesia e quel senso struggente di essere in qualche modo vicino alla fine anche se non sapeva di essere ancora malato (o forse sì) che m’ispirò una volta mentre parlava del Texone che non finiva mai. Quando nel 1996 uscì Fuga da El Diablo [Segretissimo n. 1318], la quarta avventura del Professionista, lui era appena morto e gliela dedicai. Spero che nelle grandi praterie lo abbia apprezzato.

            

In realtà l’opera di Magnus mi accompagna sin da ragazzino. Kriminal, Satanik, Alan Ford, persino il jamesbondesco SS018 che pure meriterebbe un posto in questa carrellata. Ma la scintilla scaturì negli anni ’80 quando recuperai di colpo tutti insieme alla Borsa del Fumetto gli albetti della prima edizione dello Sconosciuto della Edifumetto. Fu veramente una folgorazione. Io credo che le coordinate principali che poi mi portarono a creare il Professionista siano nate proprio dalla lettura di quelle storie in bilico tra la spy classica e qualcosa di più moderno, più legato alla nostra realtà che ancora oggi è saldamente fissato nel mio immaginario.

Magnus (Roberto Raviola)
Magnus (Roberto Raviola)
«Mi chiamo Unknow senza “N” in fondo. Suona come “Sconosciuto” perché sono in pochi a conoscermi». Lo Sconosciuto è forse il personaggio a fumetti italiano che più si rispecchia nella produzione attuale di romanzi di spionaggio nostrani. Creatura di Roberto Raviola in arte Magnus, Lo Sconosciuto nasce proprio quando Magnus abbandona la Marvel Corno e si dedica alle sue opere più autoriali, che si evolveranno in un universo meta-orientale in cui convergono raffinate suggestioni della letteratura cinese e fantascienza, erotismo e immagini della sua Romagna.

                 

Lo Sconosciuto è un uomo senza memoria. Almeno apparentemente perché i suoi incubi sono popolati di trappole in Indocina, agguati nella Kasbah, donne traditrici. Eroe senza ideali se non il cinismo della sopravvivenza, Unknow preferisce vivere ai margini della società come un vecchio eroe noir coinvolto in complotti politici, storie di esotismo che rimandano ai classici (un episodio cita espressamente Il salario della paura) portandosi dietro un’abilità, appresa con dolore, alla violenza che gli consente di sopravvivere anche ferito gravemente.

Un primo ciclo di sei episodi sembra concludersi con una mitragliata nel centro di una Beirut sconvolta dalla guerriglia e dalle trame dei servizi segreti.

Un’operazione descritta in maniera dettagliatissima riporta Unknow in vita ma con tristi ricordi legati alla gioventù, a un amore perduto, all’Indocina. Così il vecchio soldato entra a servizio di un’associazione che oggi si definirebbe di contractor e mescola la sua personale vicenda prima in un’operazione antiterrorismo in Egitto e poi con i ricordi dell’Uomo che uccise Che Guevara in un’epopea che lo vede ancora ferito, sconfitto ma non domo. E lo ritroviamo dopo una lunga assenza in un breve racconto il cui titolo richiama una classica didascalia: Nel frattempo.

Ma in poche tavole, realizzate quando ormai anche la vita del suo autore volgeva dolorosamente al termine, l’intera saga assume un gusto agro dolce dove tutto (almeno nel fumetto) trova una sua giusta collocazione. I cattivi vengono puniti e i buoni, per una volta, riescono a sorridere. Un riso sardonico quello dei denti nuovi del vecchio soldato che nessuno conosce ma indimenticabile... almeno per alcuni autori della nuova spy story italiana.