Il cinema di spionaggio e/o d’azione sta acquisendo ultimamente una fortissima valenza femminile. Mentre i ruoli maschili ripropongono personaggi classici (James Bond o Ethan Hunt) o si rifanno a romanzi di alcuni decenni fa (Killer Elite, La talpa), pare che le idee e gli script originali siano sempre più riservati all’altra metà dell’action.
Questo luglio Robert Mark Kamen - che ha firmato adattamenti di romanzi ma anche creato sceneggiature di grande successo come Karate Kid o l’ingiustamente dimenticato I gladiatori della strada - torna di nuovo a collaborare con Luc Besson: dopo Il quinto elemento, Kiss of the Dragon e Transporter, i due hanno scritto Colombiana, la storia di una stone killer, un’assassina di pietra che ha anche una vendetta da portare a termine. (Il film è già uscito in tutto il mondo: arriverà nella nostra povera italia?)
Mentre negli Stati Uniti è ripartita con successo la serie Nikita con Maggie Q, crescono le aspettative per quell’Haywire che aprirà negli USA il nuovo anno. Sarà il lancio come protagonista della mma fighter nonché american gladiatrix Gina Carano, fenomenale action woman che interpreterà una spia d’azione “bruciata” che dovrà risalire - a forza di tecniche dirompenti! - la scala gerarchica per scoprire chi la vuole fuori dal giro.
Al cinema, è proprio il caso di dirlo, spia è donna!
Quando si parla di spionaggio d’azione al femminile, non si può non citare Andrea Carlo Cappi che, sotto lo pseudonimo di François Torrent, da anni cura un personaggio che in questo ambito è il più longevo del genere: Mercy Contreras, nome in codice Nightshade.
Il personaggio vive le sue avventure nella collana Segretissimo sin dal marzo del 2002, quando esordì nel romanzo Missione Cuba - il cui titolo originale è La variable de Varadero, “tradotto” da Cappi stesso!
Visto che l’autore recentemente ha pubblicato un corposo saggio su Le grandi spie (Vallardi), l’abbiamo incontrato per parlare delle donne d’azione (oltre che spie) al cinema e in letteratura.
La prima domanda è rivolta al saggista: le vere spie donna che hai studiato assomigliano a quelle viste al cinema?
Dipende. Per esempio, da quel poco che si riesce a scoprire sulla vera Fraulein Doktor - che non ha nulla da spartire né con la femme fatale della letteratura e del cinema, né con la presunta fanatica prussiana che a suo modo ispirò tanto la sovietica Rosa Klebb di Ian Fleming quanto Ilsa, la belva delle SS dei film anni ’70 - si trattava di una giovane e fine gentildonna di famiglia borghese, con uno spiccato talento come analista, che probabilmente gestì in modo molto professionale anche le attività di Mata Hari durante la Prima guerra mondiale. Mentre la stessa Mata Hari, quantomeno nei suoi anni migliori, piuttosto che la splendida Christine Keeler che fece vacillare l’establishment britannico, fino all’agente russa Anna Chapman scoperta negli USA nel 2010, rispedita a Mosca e diventata sexy-star in Russia sulle pagine di Maxim, rientrano nella categoria delle attraenti spie seduttrici.
Dalla Raquel Welch di “Fathom” (1967) all’Angelina Jolie di “Salt” (2010) sono cambiate molte cose ma il succo rimane lo stesso: da una spia donna il pubblico pretende grande avvenenza. È una forma di maschilismo o un reale prerequisito? (Una bella donna ha molte più possibilità di “fregare” un uomo)
La cronaca recente dimostra una volta di più che qualsiasi uomo, in qualsiasi posizione, riesce sempre a farsi fregare da una bellissima donna. Si tratta di applicare le tecniche della dark lady al mondo dello spionaggio: un noto uomo d’affari arabo degli anni ’80 si vantava di avere al suo servizio una schiera di bellissime agenti infiltrate in letti importanti. Del resto sono esistiti anche gli agenti seduttori di sesso maschile, e la seduzione a scopo spionistico di uomini e donne poteva essere tanto etero quanto gay a seconda delle circostanze. Nel mondo reale ci sono state anche agenti segrete eccezionali tutt’altro che attraenti ma di grande capacità analitica e investigativa. Naturalmente, in una missione in cui occorra una donna con fisico allenato, riflessi pronti, fascino irresistibile e intelligenza superiore, io manderei Mercy Contreras alias Nightshade.
Quali sono le tue “action women” preferite di cinema e letteratura?
Ho da sempre un debole per come Monica Vitti interpretò Modesty Blaise nel film di Joseph Losey ispirato ai romanzi e ai fumetti di Peter O’Donnell, era spaventosamente seducente. Tra le Bondgirls ho amato Ursula Andress, Daniela Bianchi, Luciana Paluzzi, Barbara Bach, Carole Bouquet, Sophie Marceau, Caterina Murino e Olga Kurilenko, mentre ho preferito nettamente Halle Berry in Codice Swordfish e Michelle Yeoh nei suoi Police Story. Per non parlare di Angelina Jolie in quasi ogni suo film e Jennifer Garner specialmente come Elektra, anche se il “suo” film non era all’altezza del personaggio già presentato in Daredevil. Ma non posso non citare l’adorabile Soledad Miranda nel cult-movie di Jess Franco dal titolo italiano fuorviante, Una Venere senza nome per l’ispettore Forrester, noto internazionalmente come The Devil came from Akasava e ispirato a Edgar Wallace. Ammiro Zoe Saldana e spero di vederla presto in Colombiana.
Letterariamente o fumettisticamente, diventa difficile elencare tutti i personaggi femminili che mi abbiano affascinato, per cui dedico un sospiro alla Vedova Nera nei fumetti Marvel dei primi anni ’70 (non ricordo il disegnatore), in cui assomigliava all’attrice Lee Grant (e devo dire che non mi dispiace come Scarlett Johansson la sta portando sullo schermo, anche se non è la stessa cosa).
La tua Nightshade sta per compiere 10 anni: com’è nata l’idea di creare una spia donna all’interno di una collana che troppe volte è stata accusata (ingiustamente) di maschilismo?
È nata da quattro chiacchiere al bar con Stephen Gunn e Xavier LeNormand, che notavano come su Segretissimo mancassero le eroine. In effetti era vero, anche sei già negli anni ’70 c’era stata la “Pantera Nera” di Sylvette Cabrisseau e le Bondgirls dei romanzi con 007 di Raymond Benson non erano certo fragili fanciulle indifese. Mi chiesi subito che tipo di eroina avrei potuto raccontare io. In poche ore avevo già elaborato il progetto della saga e di lì a poco scrivevo un racconto che sarebbe diventato di fatto uno dei capitoli iniziali del primo romanzo, l’episodio ambientato nel sud della Francia in cui appare per la prima volta Mercy in Missione Cuba.
Come la Gina Carano del futuro “Haywire”, la tua Mercy Contreras oltre al fiuto spionistico ha doti marziali invidiabili: da dove le arrivano?
In un certo senso, dalla realtà. Nella serie “Nightshade”, molti personaggi usano come nomi in codice quelli di supereroi dei fumetti; lo stesso concept della serie è influenzato dal dogma della Marvel Comics di Stan Lee, di cui sono stato avido lettore fin dall’infanzia: supereroi con superproblemi. Ma in questa serie io non volevo personaggi né con superpoteri, né con supergadget: volevo solo elementi realistici. Per cui ho dovuto creare le circostanze che rendessero in grado la protagonista di compiere azioni fuori dal comune: Mercy è cresciuta fin dall’infanzia in un campo di addestramento per guerriglieri, fin da bambina ha appreso l’uso delle armi e delle tecniche di guerriglia, e la pratica di una delle arti marziali adottate dai corpi speciali di mezzo mondo, quella del kali escrima filippino. Chiunque cresca in questo modo raggiunge una rapidità di riflessi, un’agilità e una filosofia di combattimento - legata molto più alla necessità di sopravvivenza che al fairplay - tali da affrontare qualsiasi avversario. Ogni mossa che Nightshade esegue nei romanzi è realizzabile nella realtà, senza effetti speciali: garantisce il maestro cui le ho viste eseguire e che mi ha dato un impareggiabile contributo nelle coreografie delle scene di azione di questa serie e non solo: Guro Bob Bonomelli dell’Akea, che oltre a essere stato uno dei primi allievi europei di Dan Inosanto (avversario di Bruce Lee in Game of Death, ma suo amico e maestro di kali escrima nella realtà) è un attento studioso di tecniche marziali di tutto il mondo, coreografo di combattimenti cinematografici di fama internazionale e da qualche tempo titolare della “Bono Academy” vicino a Milano.
Dopo “Operazione Nightfall” siamo tutti in attesa della prossima avventura di Nightshade: puoi darci un assaggio sull’argomento del nuovo romanzo?
Nightshade VII in uscita nell’agosto del 2012, che non ha ancora un titolo ufficiale, sarà come sempre un romanzo leggibile autonomamente, ma sarà anche la chiusura della mia saga cominciata nel 2002 (comprendente Missione Cuba, Progetto Lovelace, Obiettivo Sickrose, Babilonia Connection, Destinazione Halong, Operazione Nightfall e il racconto team-up con Chance Renard No Chance, No Mercy, apparso su Segretissimo Mondadori nella raccolta Professional Gun).
Mercy deve chiudere finalmente i conti con suo padre - ex addestratore dei contras in Honduras - e l’organizzazione di questi che mira al controllo politico dell’America Latina. I pochi superstiti della Sezione D - gli agenti con licenza di uccidere attivati dopo l’11 settembre ma poi messi ufficialmente fuori servizio - sono ora richiamati in azione per portare alla luce la lobby statunitense che ha sostenuto il progetto del padre di Mercy. C’è poi da fare i conti con Krissy Ryan alias Sickrose, la killer addestrata dallo stesso maestro di arti marziali che aveva insegnato a Nightshade tutti i propri segreti. Ma per cominciare la nostra eroina deve portare a termine una missione per conto dei servizi segreti italiani che l’hanno reclutata alla fine dell’ultimo romanzo, nella quale le sarà prezioso l’aiuto di Carlo Medina... che sappiamo essere fortemente attratto da lei. In questo momento nessuno (nemmeno io) sa se Mercy Contreras sopravviverà a questa avventura. Anche se ho in preparazione una nuova saga che potrebbe essere pubblicata dal 2013, in cui appaiono molti dei personaggi del suo universo: comunque vada a finire, l’avventura continua!
Per finire, una domanda adolescenziale: se Nightshade si scontrasse contro Salt, chi vincerebbe?
Nightshade, s’intende! Salt se la cava piuttosto bene (e il film nella versione extended, rimontata per il DVD, ha molto più senso di come lo si è visto al cinema) ma nella realtà non potrebbe fare quello che fa sullo schermo. Laddove tutto quello che fa Mercy è assolutamente verosimile. L’unica avversaria che potrebbe sconfiggerla è Sickrose, che l’ha affrontata due volte arrivando a un pareggio. Ma, come dice un proverbio orientale che mi ha insegnato Guro Bob, quando due tigri si scontrano, solo una esce viva. E chi dice che non sia proprio Sickrose la protagonista dei miei romanzi successivi?
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