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Amburgo, novembre 2001

L’uomo con il narghilé aveva qualcosa da farsi perdonare.

Si faceva chiamare Blaise Pensée, quando non semplicemente «Il Francese». Il nome vero era ignoto, come quasi tutto il resto: di lui si sapeva che era nato da un militare tedesco nella Francia occupata, una storia che non doveva essere finita troppo bene. Aveva fatto i soldi con il contrabbando fino ad aprire un locale ad Amburgo ed era un informatore per conto della CIA dal 1962. Tutto era andato bene fino alla settimana precedente, quando si era trovato coinvolto in una trama che avrebbe potuto causare la morte di Mercedes «Nightshade» Contreras nel corso della sua prima missione per conto della Sezione D.

Era comprensibile che adesso Blaise volesse tornare nelle grazie dell’intelligence americano, dimostrando di essere ancora in grado di fornire il suo consueto prodotto: informazioni attendibili. Per questo aveva invitato Mercy a fare due chiacchiere nel suo ufficio, prima che lei lasciasse la città. «Stai per tornare in Spagna, allora?» le chiese. «Fino al prossimo lavoro?»

«Ho un lavoro anche a casa. Ballo il flamenco in un locale.» Mercy sorvolò sul fatto che il locale era di sua proprietà, ereditato dalla madre.

«Per un po’ ho avuto anch’io un numero di flamenco, qui al club. Una ragazza che ballava il Capriccio espagnol di Rimskij-Korsakov.»

«Non è la stessa cosa.»

«Immagino di no. La ragazza ballava nuda.»

Blaise era un personaggio pittoresco che sembrava uscito da un vecchio film noir di ambientazione esotica. Passava le serate fumando un narghilé seduto davanti a una parete di monitor, attraverso i quali sorvegliava ciò che accadeva nel suo locale. Il corpo occupava interamente la poltrona, debordando oltre i braccioli. Aveva capelli lunghi e brizzolati, due smaglianti occhi azzurri sotto le sopracciglia cespugliose e un’espressione che in pochi secondi da cordiale poteva diventare minacciosa. Ma quella sera il Francese sembrava essere il migliore amico di Mercy.

«Sta succedendo qualcosa in Spagna», disse.

«Qualcosa che può interessare alla Compagnia?» domandò lei, sorprendendo se stessa. Collaborava con la CIA da poche settimane e già parlava come se ne facesse parte da anni.

Blaise annuì, con il collo che straripava dalla camicia. «Ti dice niente il nome Juan Vicente Escudero?»

«Direi di no.»

«Un colombiano. È il proprietario della catena Hoteles Noble. Ha alberghi in Spagna e in America latina. In realtà è legato ai narcotrafficanti: non è mai stato un boss, ma è una figura piuttosto importante da almeno vent’anni. Ripulisce i proventi della cocaina distribuita in Spagna e nel sud della Francia.»

«Sembra più una questione per l’antidroga o per le tasse.»

«Aspetta di sentire il resto. Escudero gode della protezione dei servizi segreti spagnoli. O meglio, di quella parte dei servizi che ha nostalgia del vecchio regime. Lo hanno classificato come informatore e lo lasciano lavorare in pace. Lui ne approfitta. Due settimane fa era qui ad Amburgo per trattare l’acquisto di vecchie armi della Germania Est: un lotto che sarà disponibile solo alla fine dell’anno, ma che è stato già messo all’asta. Gliele consegneranno il sei gennaio in Spagna.»

«Che cosa se ne fa? Vuole armare un esercito?»

«Non so quale sia la destinazione finale, ma la stessa rete che porta in Europa la cocaina può funzionare nella direzione opposta.»

«Verso la Colombia?»

«O una delle tappe intermedie. Da qualche parte in America centrale. Purtroppo qui finiscono le mie informazioni. Pensi che vi possa interessare?»

«Dove si trova ora Juan Vicente Escudero?»

«Dove sta quasi sempre. Nel suo albergo di Madrid.»

2

Siviglia, pochi giorni dopo

Non c’era molta gente quella sera a La Colombiana, tuttavia Mercy Contreras si esibì ugualmente. Durante la sua assenza aveva chiamato una collega a sostituirla: se lo poteva permettere, grazie alla somma che la CIA aveva versato sul conto cifrato in Svizzera aperto quando lei aveva accettato di lavorare per la Sezione D. I soldi erano il principale motivo per cui aveva accettato quel lavoro, o almeno così voleva credere. L’alternativa sarebbe stata ammettere di avere accolto l’offerta solo per avere un pretesto per mettersi nei guai.