Tutto era filato liscio come l'olio. E non poteva essere altrimenti.
Il piano era semplicemente perfetto. Si trattava d'introdursi negli uffici del centro direzionale La Fiera per impadronirsi di alcuni documenti, roba che scotta. Il colpo era fissato per una domenica pomeriggio d'inverno, coincidente con l'ultimo giorno del Romics, la rassegna internazionale su fumetto, videogames e cinema, organizzata nella vicina Fiera di Roma. Chi avrebbe fatto caso a quattro tizi che, vestiti da cosplay, entravano nel grande palazzo curvo?
Il Romics era a poca distanza e migliaia di persone affollavano la Fiera con un costume da personaggio dei fumetti o videogiochi. Un travestimento che, tra l'altro, non si limitava all’aspetto esteriore, poiché i cosplay erano soliti imitare ogni dettaglio comportamentale dei propri idoli. Un fattore importante per il buon esito dell’operazione. E lui, Massimo, aveva individuato le persone adatte alla missione, tre ragazze per la precisione: Claude, Serina e Trixie. O almeno così avevano detto di chiamarsi, quando si era messo in contatto con loro per organizzare il colpo.
Serina aveva concordato l'appuntamento per le diciassette e trenta, in un luogo preciso della Fiera, nello spiazzo compreso tra i capannoni sette e cinque, e per riconoscersi avevano deciso di adottare un preciso abbigliamento e colore. Rossa con rifiniture dorate era la sua marsina da ufficiale di cavalleria del diciottesimo secolo, rossi i capelli lunghi e ondulati della ragazza, che indossava per l'occasione un abbigliamento sportivo, stivali, pantaloni verdi e giacca scura, con un pugnale ricurvo alla vita. Non erano gli unici dettagli che gli avevano consentito di riconoscersi. Massimo aveva un boccale di birra vuoto e lei, invece, una bottiglia di birra irlandese rossa. Erano entrambi "armati": Serina un mitragliatore M16 e lui un fioretto.
E a scanso di equivoci avevano concordato delle frasi in codice.
«Nobile cavaliere, ti vedo assetato. Gradiresti della birra?».
«Volentieri, purché sia del colore dei tuoi capelli».
Dopo aver bevuto, lei si era offerta di accompagnarlo dal resto del gruppo, che lo attendeva nello spazio situato tra i capannoni otto e nove. Avevano tempo a disposizione e le tre ragazze gli chiesero di fargli delle foto, una richiesta alla quale non volle dire di no, d'altronde era anche un modo per studiarle bene.
Fece di tutto per nascondere ciò che gli passava per la mente. Rispetto a molti dei cosplay presenti al Romics, i loro costumi apparivano un po’ rimediati.
Trixie capelli lunghi tinti di blu, anfibi, pantaloni grigioverdi strappati in più punti, maglietta color caki macchiata di sangue e cappelletto militare con visiera. Il volto serio, da tipa tosta, due pistole, una per mano, e un fisico atletico e armonioso che contribuiva a riequilibrare un'immagine altrimenti poco credibile.
Claudette, capelli neri e lisci, vestita in modo anonimo, fisico tozzo ma muscoloso, impersonava uno zombie, ma lo sguardo vispo e sbarazzino la rendevano più simpatica che temibile.
Serina, infine, era stata per lui un'autentica rivelazione. Toltasi la giacca scura, aveva rivelato un fisco provocante, evidenziato dalla canottiera bianca, che contrastava con i lineamenti inespressivi del volto.
Scattate le foto, Massimo le invitò a raggiungere l'uscita est.
«Un furgone ci attende» disse e loro annuirono soddisfatte.
«Bene, non vedo l'ora di entrare in azione» commentò Claude entusiasta.
«E io di usare le pistole» aggiunse Trixie.
Serina, invece, si limitò a sorridere spalancando i suoi splendidi occhi verdi.
Nel parcheggio era fermo un camioncino, dove lasciarono al conducente le armi giocattolo, ottenendone in cambio di vere, e con queste raggiunsero il Centro Direzionale. Passeggiarono per un po’, fingendo di osservare le vetrine dei negozi, poi s'infilarono nell'edificio, passando per un'entrata secondaria. L'ingresso fu agevolato da un badge che gli era stato fornito da un basista, oltre a una serie d'informazioni necessarie per raggiungere l'ufficio e la cassaforte dove erano custoditi i documenti.
Come previsto, fu necessario liquidare la vigilanza che custodiva gli uffici. Con suo grande stupore le tre ragazze si rivelarono all'altezza della situazione. Era sicuro che almeno una di loro sarebbe morta e invece…Claude atterrò la prima guardia alla quale tagliò immediatamente la gola, mentre Serina e Trixie completarono il lavoro utilizzando le armi da fuoco. Il suo compito, invece, era stato più semplice: aprire la cassaforte, di cui conosceva la combinazione, prendere la cartella e le chiavette USB.
Ora però veniva la parte più difficile. Bisognava lasciare l'immobile senza destare sospetti e soprattutto allontanarsi dalla zona della Fiera di Roma, intensamente trafficata, prima che qualcuno desse l'allarme. Nel sotterraneo li attendeva un'autovettura, ma ai varchi trovarono anche una guardia insospettita dai loro movimenti insoliti.
«Forziamo il blocco» suggerì Trixie che si sporse dal finestrino e colpì per primo l'uomo che, prima di cadere a terra, rispose al fuoco, ferendola di striscio al braccio sinistro. Un incidente di poco che non gli impedì di lasciare il complesso e infilarsi in una strada secondaria che si perdeva nella campagna romana.
Erano così soddisfatti dal buon esito dell'operazione, che a bordo dell'autovettura si era stabilito un buon clima, come fossero di ritorno da una festa, magari una gita al Romics. Alla fine si fermarono in un casale della Bonifica, non lontano dall'aeroporto di Fiumicino. Poteva vedere le luci degli aeroplani che atterravano sulle piste del Leonardo da Vinci.
Soddisfatto, Massimo si allontanò da loro per mandare un SMS al basista. Voleva comunicargli il buon esito della missione.
"Operazione riuscita".
"Quale operazione?" rispose contrariato l'uomo.
"Scherzi? Il materiale e le ragazze sono qui con me. Una squadra davvero in gamba!".
"Non scherzo. Le ragazze non ti hanno incontrato".
"E queste?", ma non scrisse altro e decise di chiamarlo, ma il numero era irraggiungibile.
Si sentì in trappola. Non poteva vedere i loro volti, la luce dei lampioni glielo impediva, ma dalla loro posizione, tre figure ferme, distanziate e armi in pugno, poteva percepire il loro sguardo freddo e spietato.
Non devono capire che so tutto, pensò.
Devo guadagnare tempo, magari fuggire per i campi. Devo trovare un argomento convincente.
Ecco… baratterò i documenti con la mia vita, l'unico modo per uscire vivo da questa storia. Perché non dovrebbero accettare lo scambio?
Perché dovrebbero avercela con me? Fino a questo momento, è tutto filato liscio come l'olio. Dopotutto non siamo una squadra ben affiatata?.
Tre giorni dopo ritrovarono il suo corpo, che galleggiava pigramente nel bacino delle idrovore di Focene.
Giuseppe Tasca è nato nel 1974 a Catania. Pilota di linea per una compagnia aerea privata, vive a Roma con la moglie e il figlio. Appassionato di cinema dell'Estremo Oriente, Action movie in genere, da poco s'interessa alla scrittura. "La squadra" è il suo esordio letterario.
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